Un anno fa, il terremoto devastava le terre nel cuore dell'Italia, tra Marche e Lazio. Un anno fa, centinaia di vite venivano sepolte da cumuli di macerie. Un anno fa sui comuni di Accumuli ed Amatrice è calato un silenzio irreale.

249 rintocchi in ricordo delle vittime

Sono iniziate all'1.30 di questa notte le celebrazioni in ricordo alle vittime del terremoto. Una fiaccolata, preceduta dalla lettura dei nomi di chi quella notte non ce l'ha fatta e da una loro breve biografia, ha costeggiato la zona rossa di Amatrice. Alle 3.36, ora della prima scossa, che per lunghi mesi è rimasta fissa sull'orologio del campanile, fino a che non è crollato, sono stati suonati 249 rintocchi, uno per ogni vita spezzata dal terremoto.

In seguito, il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, ha celebrato una veglia di preghiera. Al termine della fiaccolata, arrivata nel parco Don Minozzi, il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha scoperto un monumento dedicato ai morti.

Amatrice un anno dopo

A un anno dalla notte che ha cancellato il centro storico e gran parte delle frazioni amatriciane, si guarda anche a quanto è stato e non è stato fatto, per sanare la ferita che il terremoto ha lasciato. Lo Stato ha fornito casette abitative per un buon numero di abitanti, non per tutti ma per molti. È stata inaugurata una nuova mensa e una nuova scuola, alcune attività commerciali sono riprese, alcune come prima, altre reinventate.

Come Il Gelatiere di Amatrice, un ragazzo che non ha più la sua gelateria e ha messo in piedi un progetto di Street food, per portare il sui gelato nelle fiere di paese. (Per sostenere il progetto basta cercare in Google "mamma mamma è tornato il gelatiere di Amatrice").

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita alle popolazioni terremotate ha ammesso che, anche se sono stati fatti passi avanti incoraggianti, questi "non cancellano certo le cose che occorre ancora fare, quello che manca e le lacune che ci sono".

Nonostante gli aiuti, infatti molto c'è ancora da fare. A partire dalle macerie, ancora sparse per le strade. Migliaia di tonnellate di detriti che restano lì, a ricordare che la notte del 24 agosto 2016 un boato ha scosso la terra ad Amatrice e le case si sono sbriciolate come fossero castelli di sabbia. Ricordano i morti e le centinaia di persone che hanno portato aiuti in quella notte e nei giorni e mesi successivi.

Ricordi che, anche senza le macerie, resterebbero vivi nella mente e nei cuori di chi ha vissuto quella notte. Non è possibile vivere senza la paura che, dal 24 agosto 2016, accompagna le popolazioni del centro Italia. Non è possibile dimenticare i volti di chi, quella notte, ha lasciato genitori, figli e amici. È però possibile non arrendersi e trovare il coraggio e la forza di continuare. Una forza e un coraggio che ormai gli Amatriciani conoscono bene e coi quali hanno imparato a convivere.