“La forma dell’acqua” di Guillermo Del Toro trionfa alla novantesima edizione degli Oscar al Dolby Theatre di Los Angeles, vincendo i due premi più prestigiosi: miglior film e miglior regia, una doppietta che, agli Academy Awards, non si verificava da diverse edizioni. La pellicola, incentrata sulla fiabesca storia d’amore fra una donna muta e una creatura a metà fra uomo e pesce, si aggiudica anche le statuette per la miglior colonna sonora e le migliori scenografie.

Il film del regista messicano (il terzo a marchiare a fuoco il proprio nome nell’Olimpo di Hollywood dopo gli amici compatrioti Alejandro Gonzalez Inarritu e Alfonso Cuaron) aveva già vinto il Leone d’Oro lo scorso autunno ed è quindi riuscito a creare una rara convergenza fra Oscar e Mostra del Cinema di Venezia.

Il riconoscimento più prestigioso è stato annunciato, come lo scorso anno, dalla coppia di veterani del cinema americano Warren Beatty e Faye Dunaway. Una sorta di risarcimento per quanto accaduto nel 2017 quando furono vittime inconsapevoli del clamoroso scambio di buste e proclamarono la vittoria di “La la land” al posto del vero vincitore “Moonlight”.

Esce parzialmente sconfitto “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” di Martin McDonagh, ritratto spietato e tragicomico di un’America di provincia violenta, razzista e intollerante, ma che sa ancora sorprendere. Dopo aver fatto incetta di premi, fra cui il Golden Globe, era il favorito per l’Oscar al miglior film. Può comunque consolarsi con due importanti riconoscimenti: miglior attrice protagonista a Frances McDormand e miglior attore non protagonista a Sam Rockwell.

Gary Oldman si è aggiudicato la statuetta come miglior attore protagonista grazie alla sua interpretazione magistrale di Winston Churchill ne “L’ora più buia”. Una performance resa ancora più credibile dal realismo del trucco che ha trasformato il volto dell’attore britannico. Un lavoro a regola d’arte, premiato da un meritatissimo Oscar per il miglior trucco e acconciature.

Un Oscar anche all'Italia

Può sorridere l’Italia grazie all’Oscar per la sceneggiatura non originale conquistato da “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino, pellicola incentrata sulla storia d’amore fra Elio e Oliver in una lunga e magica estate nella campagna lombarda degli anni Ottanta.

Ottiene un buon bottino anche “Dunkirk” di Christopher Nolan, film di guerra dall’approccio originale che ha portato sul grande schermo la celebre ritirata dell’esercito inglese all’inizio della Seconda Guerra Mondiale: miglior montaggio, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro.

Escluso dalle nomination per miglior film e miglior regia, “Blade Runner 2049” di Denis Villeneuve, seguito del capolavoro fantascientifico anni Ottanta di Ridley Scott, si rifà alla grande nelle categorie tecniche con i premi alla miglior fotografia e migliori effetti speciali.

La sorpresa maggiore è arrivata dalla categoria sceneggiatura originale dove il favorito “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” si è visto soffiare la statuetta dalla rivelazione “Get out”, pellicola che mescola sapientemente horror e thriller con razzismo e denuncia sociale, aggiungendo anche un pizzico di comicità.

Il grande successo della Disney/Pixar “Coco” si è aggiudicato la statuetta come miglior film di animazione e quella per la miglior canzone con il brano “Remember me”.

Allison Janney è stata premiata come miglior attrice protagonista per la sua incisiva interpretazione in “Io, Tonya”.

L’elegante “Il filo nascosto” di Paul Thomas Anderson, con protagonista Daniel Day Lewis forse al suo ultimo film, ha ottenuto il riconoscimento per i migliori costumi.

Il premio per il miglior film straniero è andato invece al cileno “Una donna fantastica” di Sebastian Lelio.

Da segnalare infine, come miglior corto animato, “Dear basketball” di Glenn Keane e Kobe Bryant, basato sulle lettere con cui la stella dei Los Angeles Lakers annunciò il proprio ritiro nel 2015.

Come nell'edizione 2017, la serata è stata condotta dal comico statunitense Jimmy Kimmel, ma il tono generale è stato più sobrio del solito, per dare più spazio a iniziative del mondo del cinema contro gli scandali di molestie che hanno colpito Hollywood negli ultimi mesi.