Quando la fantasia incontra la memoria, il passaggio verso un nostalgico salto nel passato prossimo futuro è già iniziato. In questo territorio è proprio la musica e la capacità evocativa che alcune particolari armonie hanno nello sviluppo dell’immaginazione. La musica veicola da sempre il ritmo e l’immagine del racconto ed è questo uno dei particolari più interessanti di Ready Player One”, il nuovo capolavoro targato Steven Spielberg e tratto dall’omonimo romanzo di Ernest Cline.

Un viaggio temporale in 10 canzoni

All’interno e all’esterno della lotta del protagonista Wade, interpretato da un giovane Tye Sheridan s’innesta il gioco che prelude a una realtà virtuale, il cui intento è lasciare tre contenuti nascosti a chi avrà la capacità di trovarli, esplorando la varietà di questo mondo.

In quest’universo di visioni e azione reale, è proprio Steven Spielberg, da sempre molto attento a impreziosire il mondo che descrive con tutta la varietà possibile di suggestioni simbiotiche della sua memoria, ad arricchire la capacità evocativa del film, grazie a diverse citazioni e riferimenti simbolici, esplorate attraverso la musica. In questo caso è lui stesso a riprendere un linguaggio predominante nella poetica di Stanley Kubrick e Michelangelo Antonioni, dove una particolare musica o un semplice suono, diventa la chiave narrativa capace di proiettare lo spettatore, nel cuore della storia. In tale orizzonte, una canzone o una sinfonia assume, essa stessa un nuovo significato e, come avvenne per “2001 - Odissea nello spazio”, il preludio di “Also spracht Zarathustra” di Strauss, assumerà un nuovo significato e una nuova rivoluzione dell’immaginario.

Senza però inoltrarsi in un linguaggio troppo esoterico, Spielberg sfrutta il carattere simbolico di circa 10 fra i grandi successi degli anni ’70 e ’80, scelti dallo stesso regista per il loro potere di dare azione, ritmo e fantasia alla narrazione di una nuova società virtuale.

Si comincia con la storica “Jump”, il cui inconfondibile riff al sintetizzatore, proietta Eddie Van Halen, e la sua band, verso quello che sarà il leit motiv degli anni ’80; l’invito ad andare oltre e guardare al futuro.

In Ready Player One, la canzone sembra porsi come possibile tema introduttivo del film, ma anche di un videogame.

Gli anni ’80 e il loro spirito futurista rappresentano un riferimento temporale importante, nella storia: passando dalla sfida al potere, sostenuta da “Everybody Wants To Rule The World” dei Tears For Fears, alla lotta per la conquista dei sentimenti che porta le note di “I Hate Myself For Loving You, di Joan Jett And The Blackhearts.

Il film Ready Player One segue, in un certo modo, lo stesso andamento musicale del romanzo, ma non tutti i brani musicali sono compatibili, tra film e libro: ne è un esempio il fatto che “Wake Me Up Before You Go-Go” degli Wham, nel film viene sostituita da “Faith” del solo George Michael, mentre i Blondie subiscono un salto dalla “Atomic” del romanzo, alla storica “One Way Or Another”.

“Blue Monday 88” dei New Order entra nel mood della trama, con la sua anima sintetica, ossessivamente tecnologica ed estremamente rappresentativa di quella visione ipotetica del futuro in un decennio che si presentava sotto i cieli di Blade Runner. Ma anche i mitici e sognanti 70’s appaino all’orizzonte del viaggio, grazie al ritmo caldo e surreale della storia “Stayin’ Alive” dei Bee Gees, mentre “Stand On It” di Bruce Springsteen; “Take On Me” dei nordici A-ha e “We’re Not Gonna Take It” dei glitterati ribelli Twisted Sister, completano il cerchio su un viaggio temporale e sensoriale a cui ogni generazione può dare il proprio significato e costruire un nuovo immaginario possibile.