Alea iacta est! Diceva l'imperatore Cesare. Dopo più di due mesi di stallo; tra nomi probabili e aspettative vanificate; dopo botte (simboliche) e risposte, le due forze di maggioranza: Lega e Movimento 5 stelle sono giunti alla quadratura del cerchio; quella dell'intesa sul Premier. The winner is Giuseppe Conte! Avvocato, 58 anni, nativo della Puglia, come il suo illustre possibile predecessore Aldo Moro, il candidato in pectore che verrà proposto al presidente Mattarella è un nome ignoto alla Politica, a differenza della sua carriera professionale.

Verso un nuovo governo tecnico?

Giuseppe Conte si è laureato in Giurisprudenza nel 1988 ed è docente incaricato di Diritto Privato all’università di Firenze, nonché membro del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa; nel suo curriculum vi è anche un importante percorso di formazione e perfezionamento a Yale e alla New York University.

Fin qui tutto bene: curriculum eccellente per un professore di alto livello, molto rispettato in ambito accademico e ora anche in campo politico. Conte ha riunito le due personalità contrapposte di Salvini e Di Maio, alle prese con una diatriba che non sarebbe finita più; dilaniati dall'esigenza di assicurare agli alleati un posto sicuro in paradiso, tenere fede all'impegno assunto con gli elettori e trovare un punto d'incontro con l'Eurocrazia dominante.

E allora ecco che i due paladini del populismo responsabile e dell'anti-europeismo bancario e globalizzato, ritrattano progressivamente, non tanto le promesse elettorali, ma le proposte con le quali hanno allargato, in questi anni, la loro forbice di consenso. E allora via al reddito di cittadinanza, alla Flat Tax; modifiche alla Legge Fornero, via l'ipotesi di uscita dall'Euro.

Pensare che Salvini era colui che solo qualche mese fa diceva: "L'abolizione della Legge Fornero è la mia priorità assoluta", quando ancora si pensava che Berlusconi (ormai sempre più diretto nel testimoniare la passione per il gentil sesso), si sarebbe avviato placidamente al tramonto della sua carriera. Tutto uguale, eccetto qualche scossa da parte di Bruxelles, fino a ieri quando spunta fuori questo nome, che ai più avrà fatto rimbalzare nella mente l'ex Ct della Nazionale.

E invece proprio le forze che per anni si sono scagliate contro i governi tecnici e non eletti dal "popolo", si ritrovano nuovamente a fare il nome di un "tecnico", non eletto dal popolo. Conte non sarà un battagliero come il suo conterraneo Antonio Salandra che il 24 maggio del 1915, in qualità di Presidente del Consiglio, dichiarò guerra all’impero austroungarico. Non importa neanche che, riguardo al perfezionamento dei suoi studi giuridici presso la New York University, nel 2008/09, la stessa università abbia rivelato al New York Times di; "non avere trovato traccia della presenza di Conte, né come insegnante né ricercatore né come studente".

Non importa che lo stesso ambiente accademico sappia molto poco di questo professore; fatto sta che per Di Maio, Conte è uno "tosto" e sarà in grado di guidare questo paese verso l'acquisizione di quel ruolo di autorevolezza in Europa e nel mondo.

Sembra un copione tristemente già noto, nel quale tutti, dai politici ai mass media, sembrano prendere una posizione unitaria, con lo scopo di creare il consenso, attraverso la familiarità, il fascino e la trasparenza. Tutti o molti probabilmente dimenticano che prima di distillare la fascinazione, sarebbe necessario informare adeguatamente su chi è colui al quale stai dando questa missione. Che sia Conte, o Salvini o chiunque altro, è necessario poter conoscere realmente il passato e il presente di chi colui al quale hai delegato il futuro; altrimenti è una macchina senza motore.