Si conclude a Napoli il 15 aprile al Teatro Augusteo la lunga tournée che ha visto Claudia Cardinale impegnata con Ottavia Fusco in “La Strana Coppia”, progetto teatrale di Pasquale Squitieri, tratto dalla celebre commedia scritta da Neil Simon. Andata in scena per la prima volta a Broadway nel 1965 con Walter Matthau e Art Caney, la brillante commedia ispirò anche un film diretto nel 1968 da Gene Saks, ancora una volta con Walter Matthau, affiancato stavolta da Jack Lemmon. Se la commedia originale e il film inscenano una realtà tutta al maschile, nella quale si muovono i due protagonisti Felix e Oscar, alle prese con i problemi dovuti alla complicata convivenza all’interno dello stesso appartamento e alle amarezze nate dai rispettivi divorzi, il progetto registico di Squitieri si traduce in una sorta di corale polifonica femminile, che dà voce alle più diverse sfumature dell’essere donna.

La tematica del “doppio”, che nella commedia di Simon si dipana attraverso la logica di un realismo umoristico e che, nelle dinamiche relazionali tra due uomini perde inevitabilmente il guizzo di un grazioso incanto, nello sviluppo ideato da Squitieri viene declinata e rappresentata in un linguaggio tutto femminile, che quell’incanto, sia pur nel delizioso caos creato dalle donne in scena, riesce a conservare. Claudia Cardinale e Ottavia Fusco in scena non ci fanno rimpiangere l’altro illustre esperimento che, con la regia di Franca Valeri, affidava alla grande Monica Vitti e a Rossella Falk il compito di rappresentare il tema della solitudine. Anzi, la regia di Antonio Mastellone, che si avvale delle scene di Bruno Garofalo e dei costumi di Michele Gaudiomonte, tratteggia in modo sapiente il topos dell’opera, che altro non è che il senso della lontananza, dell’abbandono, il senso della chiusura in un isolamento dovuto alla conclusione di un matrimonio, ma più in particolare alla fine di un amore.

Le dinamiche di genere

Il leitmotiv della solitudine, trattato talvolta con la giusta leggerezza, è evidente in diverse gradazioni sia in Olivia Madison (Ottavia Fusco) che in Fiorenza (Claudia Cardinale): se Olivia, infatti, elabora le dissonanze della sua vita in un variopinto frastuono di voci di cui ama circondarsi, Fiorenza, lasciata dal marito Sidney, cede ben presto ad un languore fatto di turbamento e spossatezza, imprigionata nei suoi tic e nelle sue manie di ordine, igiene e pulizia che, tuttavia, diventano spesso sulla scena motivo di ilarità e ironia.

L’incontro con due vicini spagnoli riuscirà a dare un piacevole sussulto alle due donne, che, in fondo, sono impazienti di tornare a vivere una tanto attesa normalità. Di grande effetto l’interpretazione di Ottavia Fusco, esilarante, a tratti sontuosa e sempre avvincente, così come quella di Claudia Cardinale, che, grazie alla sua versatilità, sa regalare al pubblico un personaggio che incanta per quel tratto di soffuso intimismo, velato di una sottile (e talvolta amara) ironia.

Nell’universo femminile che viene così a delinearsi, c’è spazio anche per gli uomini, i due fratelli spagnoli, Manolo e Jesùs, che nella trama dell’opera tenteranno di dare una svolta alla monotona quotidianità delle due donne. Nei panni di Manolo c’è Nicola D’Ortona, attore di notevole talento, che nell’interpretare il giovane spagnolo, caliente e disinvolto, conferisce al personaggio una irresistibile verve dal tratto estroverso e brillante; nei panni di Jesùs c’è Lello Giulivo, attore poliedrico, che si lascia apprezzare per il carattere esilarante e spiritoso del suo personaggio. Ad interpretare le affabili e chiassose amiche del poker, le brave Patrizia Spinosi, Cinzia Cordella e Angela Russo.

Una commedia corale quella portata in scena dal compianto Squitieri, che con il suo progetto è riuscito a comunicare il senso della vita come espresso nel pensiero di Neil Simon: “Amo vivere. Ho alcuni problemi con la mia vita, ma vivere è la miglior cosa che siano riusciti a studiare fino ad ora.”