Manca meno di un mese alla chiusura della mostra «Raffaello e l’eco del mito», in svolgimento alla GAMeC di bergamo fino a domenica 6 maggio. In esposizione una ventina di capolavori del maestro di Urbino oltre a opere di pittori a lui contemporanei – Perugino, Pinturicchio, Giovanni Santi – e artisti a noi più vicini. Se da un lato è uno degli eventi culturali più interessanti di questa prima parte dell’anno, dall’altro può rappresentare l’occasione per andare alla scoperta di una città suggestiva e ricca di piccoli tesori. La Città Alta, infatti, è un vero e proprio frammento di medioevo, ancora pressoché intatto, cinto da possenti bastioni e mura volute dalla Repubblica di Venezia per difenderla.

Raffaello: il suo tempo e la sua fortuna

La mostra «Raffaello e l’eco del mito», in programma fino al 6 maggio, anticipa le celebrazioni per i 500 anni della scomparsa del maestro urbinate, avvenuta il 6 aprile 1520, e propone una ventina dei suoi capolavori. Opere per lo più giovanili che già evidenziano la sua forza innovatrice. Al centro della mostra il confronto tra Raffaello e i pittori del suo tempo. Il percorso espositivo inizia mostrando il mondo in cui il giovane Raffaello si forma: Urbino, sua città natale e poi Perugia, con l’influenza del padre Giovanni Santi prima e del Perugino dopo. Ancora giovanissimo Raffaello è già una star del panorama artistico e i suoi quadri sono molto richiesti.

Nei primi anni del ‘500, poco più che diciasettenne, svolge un’attività intensa con numerose pale d’altare e dipinti per devozione privata. Fra questi anche il San Sebastiano, quadro che è tra i maggiori protagonisti della mostra bergamasca e che abitualmente si trova nella pinacoteca dell’Accademia Carrara sempre a Bergamo.

Dipinto da un Raffaello meno che ventenne, si impose subito per la gradazione eccezionale della luce. Soprattutto nel paesaggio e nei tratti gentili del santo si può cogliere l’influenza del Perugino. Il quadro presenta però anche interessanti novità, per esempio nel modo di tenere la freccia. E l’originalità di Raffaello si può cogliere bene nel confronto con i lavori degli artisti del suo tempo, fra cui l’amico Pinturicchio.

Un viaggio nel mito lungo 500 anni

A completare il percorso espositivo, una sezione che propone un viaggio nel mito di Raffaello. Un itinerario attraverso i secoli per ripercorrere il suo successo e, soprattutto, la sua capacità di essere pietra di paragone e ispirazione per gli artisti di ieri, ma anche per quelli dei nostri giorni che meditano sulle sue opere e ne sono influenzati. La mostra propone anche alcune vere e proprie rarità: per la prima volta sono riunite in Europa tre componenti della Pala Colonna (dal Metropolitan Museum of Art di New York, dalla National Gallery di Londra e dall'Isabella Stewart Gardner di Boston) e tre componenti della Pala del beato Nicola da Tolentino (dal Detroit Institute of Arts e dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa).

L’esposizione tra i suoi meriti ha anche quello di dare risalto alla città di Bergamo e al suo patrimonio artistico e culturale. Si svolge, infatti, presso la GAMeC, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, che ospita diverse collezioni e numerosi capolavori di arte moderna.

La Città Alta un angolo di Medioevo

Non sono solo i gioielli artistici a rendere Bergamo degna di una visita. Si tratta, infatti, di una città caratteristica e suggestiva, che può vantare inoltre il recente inserimento, lo scorso luglio, delle mura venete nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. Imponente costruzione architettonica, le mura cingono la Città Alta fin dal XVI secolo. Proprio l’avere un centro storico ancora cinto da bastioni è una delle caratteristiche del capoluogo orobico.

L’altra è la divisione in due differenti centri urbani: quello nuovo, la “Città Bassa”, e quello più antico e più interessante o “Città Alta”. Questa consente una vera e propria immersione nel Medioevo. Piazza Vecchia, per esempio, il simbolo di Bergamo Alta, concentra gli edifici di maggior interesse: il medievale Palazzo della Ragione, uno dei più antichi palazzi comunali italiani; la Torre civica, detta anche “il Campanone” per via della campana che ancora oggi ogni giorno alle 22 suona 100 rintocchi, quelli che una volta annunciavano la chiusura notturna dei portoni delle mura venete; il grande edificio bianco del Palazzo Nuovo, che ospita la biblioteca civica Angelo Mai. Al centro della piazza, inoltre, si trova la fontana Contarini.

Dal porticato sotto il Palazzo della Ragione si va alla piazza Duomo, il cuore religioso della città che custodisce quattro gioielli: il Duomo, la Cappella Colleoni, il Battistero e la Basilica di Santa Maria Maggiore. Dedicato a Sant’Alessandro patrono della città, il Duomo presenta al suo interno diversi tesori come i dipinti di Giovan Battista Moroni e di Andrea Previtali e il Martirio di san Giovanni vescovo di Giambattista Tiepolo. Sempre nella piazza c’è anche la Cappella funebre di Bartolomeo Colleoni, con la sua imponente facciata decorata da marmi rossi e bianchi. All’interno poi si trova la statua equestre del condottiero, i sarcofagi interamente intarsiati nel marmo e la delicata tomba della figlia Medea.

Nella piazza del duomo c’è anche la Basilica di Santa Maria Maggiore. Costruita nel XII secolo come ringraziamento dei bergamaschi alla Madonna, per essere scampati a un’epidemia di peste. All’esterno conserva le originarie linee architettoniche romanico-lombarde, mentre l'interno è decorato in stile barocco. Nella Basilica è ospitata tra l’altro la tomba di Gaetano Donizetti.