E' il momento di Matteo Garrone: dal 17 maggio viene proiettato nelle sale cinematografiche italiane il suo ultimo film “Dogman”, dopo gli applausi ricevuti al Festival di Cannes durante la presentazione dell'anteprima e dove il regista ha già trionfato con “Gomorra”, ”Reality” e “Il racconto dei racconti”.

Liberamente ispirato ad una sanguinolenta vicenda di Cronaca Nera, accaduta nella periferia degradata di Roma a fine anni '80. Matteo Garrone spiega di non aver ricostruito fedelmente i fatti, ma si è ispirato alla vicenda per descrivere una storia di frustrazione e vendetta.

Il regista ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa, modificandola più volte per la difficoltà di affrontare, soprattutto con se stesso, un tema cosi' violento e cupo. L'uomo che, dopo una vita di vessazioni, si ribella brutalmente, ma si accorge di non essersi mai liberato da quel mondo che odiava.

La storia di "Er Canaro" che ha ispirato Dogman

Nel febbraio 1988 viene ritrovato, in una discarica abusiva, il cadavere sfigurato e orribilmente mutilato di Giancarlo Ricci, 27 anni, conosciuto nel quartiere della Magliana Nuova come Il Pugile, per i suoi trascorsi nella boxe agonistica. L'uomo era una specie il ras del quartiere: gli archivi della Polizia lo definiscono piccolo spacciatore, cocainomane che si occupava di recuperare gli oggetti rubati “per sbaglio”, ai boss della criminalità.

Visto i precedenti, gli inquirenti ipotizzano un regolamento di conti, dovuto probabilmente a uno sgarbo alla malavita locale. Anche il referto del medico legale alimenta questa ipotesi parlando di esecuzione fatta da gente esperta.

Invece mafia e droga, almeno direttamente, questa volta non c'entrano. L'autore di uno dei più atroci delitti delle cronache italiane è un uomo minuto e discreto di 32 anni, Pietro De Negri,detto Er Canaro perché proprietario di un negozio di toilettatura per cani in via della Magliana 253.

De Negri viene coinvolto nell'inchiesta da Fabio Beltrano, amico di Ricci, che racconta alla Squadra Mobile di averlo visto l'ultima volta, il pomeriggio precedente al ritrovamento, dopo averlo accompagnato nel negozio di toilette per cani.

Er Canaro confessa subito e racconta di essere stato a lungo perseguitato dal Pugile, a suon di botte e minacce.

Tutto inizia nel 1984, quando Ricci costringe De Negri a consegnargli le chiavi del suo negozio, per rubare in quello accanto: ovviamente i carabinieri non impiegano molto a capire cosa era successo, visto che nessuna saracinesca è stata scardinata, ma è solo De Negri a finire in galera per 10 mesi, mentre Il Pugile dilapida anche la parte di bottino di Er Canaro, che doveva essere una sorta di risarcimento. Nel frattempo la moglie chiede il divorzio e lo abbandona insieme alla figlia.

La confessione: torture e sevizie per ore

Per quattro anni De Negri, dice al PM, subisce angherie e soprusi fino a quando la rabbia ed il rancore esplodono. Con uno stratagemma attira Ricci nel suo negozio e, dopo averlo rinchiuso in una gabbia per cani, lo stordisce con una bastonata, cospargendogli il viso di benzina ed appiccando il fuoco.

Per sette lunghe ore Er Canaro tortura e sevizia Ricci; orecchie e dita tagliate, denti spaccati, genitali amputati ed infilati in bocca alla vittima. La maggior parte di queste violenze sono state eseguite con Ricci ancora cosciente.

Pietro De Negri viene condannato a 24 anni di reclusione, una perizia gli riconosce una parziale capacità di intendere e di volere, causata dalla cocaina assunta durante l'omicidio. Grazie alla buona condotta, Er Canaro è stato rilasciato i primi di ottobre del 2005, 16 anni dopo la sua condanna. È rimasto in affidamento ai servizi sociali con l’obbligo di soggiornare in casa dalle ore 21 alle 7 e con il divieto di avere rapporti con pregiudicati, ottenendo un lavoro da fattorino in uno studio legale.