La trionfale galoppata della Nazionale francese ai mondiali di calcio di Russia 2018 non sarà ricordata tanto per la supremazia tecnica della squadra guidata da Didier Deschamps, quanto per la vincente mescolanza etnica che ha visto sul terreno di gioco alcuni talenti di estrazione caucasica (Antoine Griezmann, uno su tutti) affiancare altrettanti fuoriclasse che con la Francia condividono soltanto il grigio passato coloniale, tra cui è d'obbligo citare l'eccentrico Paul Pogba, ma anche l'infaticabile mediano 'Ngolo Kanté, il fenomeno Kylian Mbappé e tanti altri.
L'enorme percentuale di giocatori di discendenza africana nella selezione francese non è passata inosservata nemmeno ai piani alti dell'entertainment impegnato, e sono tante le personalità di spicco del jet set internazionale ad essersi mobilitate perché la Francia, così come tutti i paesi nel mondo in cui sono diverse le etnie a condividere lo stesso suolo, faccia un passo in avanti in termini d'integrazione.
Se si parla di convivenza tra bianchi e neri, dopotutto, la comunità hip-hop si è sempre fatta portavoce del malcontento delle minoranze etniche e, proprio poche ore fa, uno dei personaggi più noti del panorama mainstream black, Diddy, s’è sentito in dovere di lanciare un messaggio di tolleranza simil-gandhiano che richiamasse il popolo francese al proprio dovere di eliminare le barriere di natura razziale che ancora dividono il Paese.
Attriti razziali
La questione razziale, nel Paese d'Oltralpe che con Voltaire, Montesquieu e Rousseau ha introdotto in Europa i valori illuministici fondamentali del pensiero occidentale, è oggi più che mai macchiata da correnti di pensiero xenofobe e populiste, risultato delle recenti ondate migratorie che hanno fatto emergere i sentimenti nazionalisti più biechi (diversi dal sano patriottismo) e portato alla ribalta politicanti di quart'ordine che in un periodo storico differente avrebbero faticato ad occupare il proprio tempo come portaborse di qualche nobile statista.
Le parole di Diddy
Di fronte a questo clima sbilanciato pericolosamente verso l'odio nei confronti del diverso, la vittoria della Francia ai Mondiali ci ricorda quanto sia meravigliosa (ed efficace, visti i risultati conseguiti) la cooperazione tra gruppi di persone eterogenei, divise per trascurabili caratteristiche fisiche ma uniti da storia e cultura comuni.
Una cooperazione, quindi, per cui vale la pena lottare.
“A volte dobbiamo esporci”, ha dichiarato Diddy con enfasi sul suo profilo Instagram, accompagnando il post ad una foto di tutti i campioni bleus di origine extra-europea. “Cominciamo a parlare dei problemi che non vengono discussi. Noi, in quanto neri, subiamo di tutto. Ora è tempo di parlare chiaro. E non sto togliendo nulla alla vittoria. E’ stato un evento memorabile. Voglio solo dire: trattate meglio la vostra gente. E che l’America faccia lo stesso”.
Le parole del mogul di Harlem, nonostante l’ambiguità del suo personaggio, ricalcano esattamente quella che, in fin dei conti, è la reale essenza dell’hip-hop: un movimento d’avanguardia sociale che non disdegna sfumature politiche, ben lontano dalla stereotipata e dannosa forma d’intrattenimento a buon mercato che TV e radio hanno voluto propinare alle disattente masse nell’ultimo ventennio.