'Universo verde' è il titolo della mostra che il Comune di Milano dedica ad Alik Cavaliere, con un'antologica rappresentativa dell'intera produzione dell'artista. Un percorso che inizia dagli anni '60 con il ciclo dedicato a Gustavo B, suo personaggio di fantasia che simboleggia l'uomo medio, e prosegue con Bimecus e con le opere ispirate alla natura ingabbiata. E' possibile visitare la mostra, iniziata il 26 giugno, fino a domenica 9 settembre al Palazzo Reale.
Un altro incontro personale con l'opera di Alik Cavaliere era avvenuto lo scorso anno ad Ancona in una mostra sulla scultura del '900, la quale presentava tutti i massimi scultori del secolo scorso.
Ora in una antologica di grande interesse la città di Milano rende omaggio a questo artista, morto nel 1998 proprio nel capoluogo meneghino, celebrandolo anche in altre sedi, esattamente al Museo del 900, a Palazzo Litta, a Le Gallerie d'Italia e presso l'Universita Bocconi.
La selezione delle opere presenti a Palazzo Reale è di grande fascino, e il focus più importante delle sue installazioni è ospitato nella Sala delle Cariatidi. Cavaliere è stato uno scultore che si è voluto misurare non solo con il pensiero filosofico, ma anche con quello di sommi letterati come Leopardi, Skakespeare, Lucrezio e infatti la sua opera più affascinante è incentrata nel tema della natura che l'uomo tenta di intrappolare e chiudere in una gabbia.
I caratteri della mostra antologica di Alik Cavaliere
Sfilano nell'esposizione opere come Fioritura (1966-1967) in ferro e bronzo colorato, 'Albero Caduto' (1967), 'Armadio per mele'( 1969), 'Mezzo albero con mele' (1971), 'Un viaggio' (1983) , 'Il cortile' (1965-1967), 'Albero per Adriana' (1970) e 'Albero' (1964) il quale è in bronzo, 'Ogni cosa è limite e libertà di un'altra' (1964) e il famoso omaggio a Magritte del 1963 (dal titolo anche in latino Quae moveant animum res accipe) in bronzo e argento.
L'artista infatti non aveva a cuore solo il tema della natura, ma anche quello della libertà poco concessa negli spazi urbani e in tutti gli spazi dominati dalla mano umana.
Sono molte le sculture tipiche di Cavaliere: dagli alberi di bronzo alle sue mele d'oro, dai ritratti di piante acquatiche al ritratto del suo studio, fino alle naiadi diafane che compaiono tra i rami di bronzo.
Tutto ciò può rappresentare un fascinoso richiamo per uno spettatore "qualunque", abituato magari alla statuaria romana e alla ritrattistica romantica. Qui la realtà naturale è fonte di ispirazione e sogno, e il mondo dei miti antichi attraversa come un vento, soffiando tra i rami e le foglie bronzee dei suoi alberi. Le trappole che l'uomo costruisce per imprigionare la natura sono terribili gabbie in ferro, e ovunque si volge l'occhio, esse si specchiano nelle pareti traslucide della Sala delle Cariatidi.
Spettacolo suggestivo da non perdere per una mostro antologica che rimarrà aperta solo fino al 9 settembre. La mostra è curata da Elena Pontiggia.