A nord-ovest della sua periferia svettano le Alpi. I suoi viali hanno come argini fastosi edifici barocchi e annose caffetterie che ammiccano invitanti. Passeggiando fra le grandiose piazze è difficile non percepire la Storia. A individuarla definitivamente, concorre l’alta guglia della Mole Antonelliana, simbolo architettonico di una delle città italiane più famose nel mondo, Torino. In questo romanzo, “La vita è un cicles” (Mondadori, pag. 252) – in libreria dal 23 ottobre 2018 – tutto il capoluogo del Piemonte è protagonista; certamente, ma, segnatamente e soprattutto, la Torino della convivenza difficile, dell’incuria, quella delle periferie che ospitano la clandestinità.

Quella dove la politica arriva con l’affanno nei polmoni e nessuna soluzione fra le mani. Tuttavia, la scrittrice Margherita Oggero ne descrive anche la capacità di essere energetica e pronta per un futuro diverso.

I problemi del commissario

I motivi che spingono un individuo verso la carriera di poliziotto sono molteplici. Alcuni dicono che ‘volevano farlo da piccoli’; altri perché vogliono semplicemente essere utili alla società; ci sono anche quelli che rimangono affascinati dai ‘poliziotti cinematografici’; etc. In ogni caso, è una scelta di vita precisa. E non sempre l’aura dell’eroe indomito e vittorioso resiste nella mente del militare. Il commissario Gianmarco Martinetto deve aver, probabilmente, provato un attimo di ripensamento quando gli è stato assegnato il caso.

Poi, magari, sarà tornato al suo solito umore. Certo lui è un poliziotto dal carattere scostante, ruvido e diretto; tuttavia le indagini e la sua squadra hanno bisogno di qualcuno che indichi la direzione. E lui, anni fa, era quello che voleva fare. Quindi, memore della primitiva passione, si rimbocca le maniche e inizia a osservare i problemi da sciogliere per arrivare a capo della faccenda.

Un caso da risolvere

Di sicuro, c’è un omicidio. Primo quesito: può essere collegato a uno dei tanti regolamenti di conti che fanno da cornice al mondo della prostituzione? O, e anche questa ipotesi sarebbe vincente, c’è dietro una faccenda legata all’ambiente dello spaccio della droga? E poi, altra tesi, potrebbe entrare in lizza anche il controllo delle periferie dalla città, da parte di una nascente e misteriosa mafia veneta.

Insomma, se nel retro di uno dei peggiori bar di Torino – chiamato pomposamente Acapulco’s – viene ritrovato un cadavere, qualcuno deve aver pure aver agito. Certo, ragiona il commissario, era uno sconosciuto; ma di sicuro era conosciuto almeno da uno: il suo assassino. I personaggi che possono laurearsi omicidi sono diversi: Massimo, studente che lavora nel bar; Gervaso detto Gerry, figlio del proprietario del locale; l’affascinante Sabrina; Gilda, femme fatale che fa innamorare Massimo.