Per essere realmente se stessi, avverte Valentina D’Urbano, bisognerebbe allontanarsi dai riflettori che, a volte e semplicemente, sono banalmente rappresentati dalla conduzione di una vita ordinaria. Le strade per raggiungere e guadagnare la conoscenza della propria individualità – suggerite nel suo recente romanzo, “Isola di neve” (Longanesi, pag. 320) pubblicato il 13 settembre 2018 – sono due. La prima di tipo virtuale; la seconda, fisica e contingente. In altre parole, la memoria e il movimento geografico che da un punto conduce verso altro.
La scrittrice presenta la memoria poiché produttrice di ricordi potenti e risolutivi. E lo fa con la sua tipica e travolgente forza espressiva che, da sempre, la contraddistingue. I ricordi sono il fil rouge che collega passato e presente. È, questo, un romanzo che acclama il valore e la potenza sentimentale dei ricordi; è un libro che mette il lettore di fronte alla scoperta che, vivere, significhi osservare quanto il dolore e l’amore siano gli ingredienti più importanti degli intrecci nelle storie umane. E determinarne il giusto equilibrio.
L’isola
Da tempo il termine ‘stress’ è compagno puntuale sia di discorsi scientifici, sia di individui alle prese con i suoi effetti. Insomma, è difficile trovare qualcuno che non sia capitato nei suoi pressi; come è altrettanto improbabile, che esista qualcuno che non abbia accarezzato qualche volta l’idea di scappare sopra un’isola.
Ma non è cosa semplice aderire a un progetto simile: chi sarebbe disposto a rinunciare a carriera, posizione sociale, comodità? E, soprattutto, chi chiederebbe ai propri cari di seguirlo? Qualcuno c’è. Si chiama Manuel e vive fra le pagine del romanzo “Isola di neve”. Il ragazzo ha appena ventotto anni. Ma, a causa di un errore inammissibile, considera distrutta la sua vita.
Pensa che quel momento della sua esistenza, rappresenti il suo personale capolinea.
La trama di 'Isola di neve'
Sperdute nel mar Tirreno, ci sono due isole: Novembre e Santa Brigida. A Manuel serve un posto per starsene solo e Novembre – nomen omen – è il posto giusto per la sua aspra e nuova esistenza. A un tratto, la vita ritirata del protagonista è investita da una giovane e stravagante tedesca.
Si chiama Edith ed è arrivata su quell’isola scarsamente frequentata, per risolvere un mistero. La storia che vuole dissotterrare la dinamica ragazza nordica, ha origini che si perdono in un tempo lontano. In sintesi, si tratta di capire dove sia sparito e se possibile rintracciare, un inestimabile violino. È così che Manuel sa della storia dell’ultimo detenuto che abbia vissuto nell’altra isola, Santa Brigida. Il personaggio si chiamava Andreas von Berger ed era un violinista dotato di un portentoso talento.