Fare il giornalista è un target professionale abbastanza frequentato. Ci si arriva da diverse direzioni e, specialmente nel terzo millennio, occorrono doti che prima non erano contemplate. Per ragioni semplici: non esisteva la rete. Le chiavi del successo in questa attività sono sempre legate al buon fiuto per la notizia. Tuttavia, nell'epoca del progresso dei nuovi media, nel tempo che fa uso di tutto ciò che è tecnologico e, va da se, dei fenomeni della globalizzazione, la capacità di pescare l’informazione vincente appare, paradossalmente, più complicata.

Per lo meno, se ci si vuole interessare di fatti originali. La protagonista del recentissimo giallo di Alafar Burke, “L’ultima volta che ti ho vista” (Piemme, pag. 293), pubblicata il 4 dicembre 2018, appartiene a questa genia: vorrebbe pubblicare un servizio imperniato su una fantomatica donna che si è dimostrata capace di un atto di eroismo e poi si è eclissata. E vorrebbe farlo in maniera magistrale e originale.

Chi è McKenna Jordan

Si è detto prima che al pianeta giornalismo ci si può approssimare provenendo da situazioni diverse; in questo caso, McKenna Jordan, il personaggio principale al quale è lasciato il maggior campo di azione fra le pagine del thriller, aveva un trascorso professionale abbastanza lontano dalla carta stampata: era stata un assistente procuratore distrettuale.

È un momento della sua esistenza che, per motivi non mostrati al lettore, non amava ricordare; così come legata al suo passato era la figura di Susan Hauptmann. Di quest’ultima, ormai da circa dieci anni, ne aveva perse le tracce.

La storia del libro

Intanto, è il caso di tenere in considerazione che le persone che scompaiono, perlomeno in una certa percentuale dei casi, si eclissano perché hanno un nuovo progetto davanti.

E per questo, non si fanno trovare. Ma McKenna – giornalista che vive di scoop e informazioni che le arrivano da fonti non sempre affidabili – si imbatte in qualcuno che, dopo essere sparita come un fiocco di neve al contatto con il suolo, ricompare. Forse, ha bisogno di aiuto. Frattanto e a proposito del tema ‘aiuto’, è stata proprio essa stessa a promuoverlo nei riguardi di un ragazzo che, accidentalmente, era scivolato sui binari della metropolitana: Susan era stata filmata nella sua opera di salvataggio con un cellulare.

E, grazie a quel video sgranato, Jordan riconosce quella donna con la quale, lei e suo marito Patrick, avevano percorso insieme un tratto di esistenza comune. Il detective Scanlin era stato frettoloso ad archiviare il caso. La giornalista lo convince a riconsiderarlo: è convinta che ci sia stata una ragione sconosciuta a far dileguare, a suo tempo, la sua amica.