De André canta De André è stato spesso detto per questo concerto, ma, forse, sarebbe più esatto dire che De André testimonia De André. Cristiano sta girando l'Italia dallo scorso autunno con il concept album del padre Fabrizio 'Storia di un impiegato' del 1973, ri-arrangiato in chiave rock, come se stesse svolgendo una missione. A Rovigo, la tappa della serata del 17 febbraio al Teatro Sociale, fra acume ed autoironia, Cristiano De André ha affermato verso il termine dello spettacolo: "Mi sento un sacerdote, porto in giro la musica di mio padre.

Credo nella speranza di un nuovo umanesimo dopo un medioevo in cui contano consumi e potere, ma il potere non è mai buono. Se fosse stato vivo, mio padre oggi avrebbe scritto qualcosa di molto duro. Il rinnovamento della società può passare solo attraverso arte e cultura, il loro assorbimento è salvifico".

Un concerto iniziato in ritardo

Cristiano De André avrebbe dovuto essere a Rovigo lo scorso 25 gennaio, concerto rinviato al 17 febbraio per una probabile influenza. Grande l'attesa, dunque, del pubblico rodigino che ha letteralmente riempito il teatro. L'artista, però, si è fatto attendere una seconda volta ed ha iniziato alle 21.30 invece che alle 21 per questioni tecniche, "puntigli organizzativi", come ha poi lasciato intendere.

Un bonario malumore era pronto a scatenarsi, con qualche ragazzo che già diceva: "Ma dai Cristiano, inizia..." e qualche signora che osservava: "Potevano almeno trasmettere un filmato del padre". Commenti immediatamente dileguati all'arrivo in scena del protagonista della serata che fra chitarra, voce e violino, ha catturato applausi e richieste di bis fragorose, mentre alle sue spalle la tecnologia multimediale faceva sfilare le immagini del maggio sessantottino francese ed italiano, con le proteste ordinate in corteo e gli ideali che divenivano appelli e rivendicazioni su cartelli e bandiere.

"Storia di un Impiegato nasce dal 1968 - ha affermato Cristiano De André - e di quel periodo resta ora il grande sogno di pace e amore. Mi piace ricordare così i 20 anni dalla scomparsa di mio padre".

Il Concept Album è ora un'opera rock

Cristiano De André reinterpreta il padre inserendo il suo talento di musicista ed il nuovo adattamento da opera rock, fra batterie pressoché psichedeliche, bassi tonanti e chitarre elettriche sferzanti.

Consolidata la squadra dei musicisti che lo accompagna: Osvaldo Di Dio, Davide Pezzin, Davide Devito e Riccardo Di Paola. Il disegno delle luci dello spettacolo è da grande show con fasci convergenti in rapida successione verso Cristiano De André e poi verso il pubblico. Ma non è Broadway il paradigma, c'è qualcosa di più, la ricerca di un risveglio, di sinestesie, per tenere vivo il fatto che "Mio padre è una tachipirina per l'anima", come ha ribadito Cristiano. E poi il sorprendente invito rivolto a tutto il teatro di scambiarsi "un cinque" con le mani, "come a Messa in segno di pace". Ed una raccomandazione "Continuate cosi anche dopo il concerto".