Sodoma. Un titolo altisonante per il libro del giornalista francese Frederic Martel, che ha creato enormi aspettative in tutto il mondo. L'autore aveva addirittura dichiarato che questo libro avrebbe aiutato Papa Francesco nell'opera di pulizia che sta compiendo. Le anticipazioni avevano fatto pensare a qualcosa di grande. Molti hanno immaginato potesse essere paragonato ai Libri del genere reso popolare da Gianluigi Nuzzi, che con documenti e ricerca giornalistica svela ai lettori segreti vaticani. Niente di tutto questo.

Sodoma non è un libro di inchiesta

Il libro (560 pagine, 24 euro) è un'acida rilettura di alcune vicende vaticane già note. Chi si aspettava prove sconvolgenti dell'omosessualità di questo o quel famoso prelato rimarrà a bocca asciutta. Così come chi sperava che questo libro potesse contribuire a dipanare lo scottante tema dell'omosessualità nel clero. Troverà invece ovunque l'opinione dell'autore, che mette etichette a chiunque sulla base del proprio approccio ideologico. Ben 135 volte viene usato un termine riconducibile a “omofobo” per accusare qualcuno, 110 volte il termine “destra”.

Insomma, un'inutile noia mortalmente ideologica. La sua tesi preconcetta la esplicita chiaramente a pagina 53: “Più un prelato è pro-gay, meno facilmente è gay; più un prelato è omofobo, più è probabilmente omosessuale”.

Quindi ciò che si diverte a fare è sbeffeggiare gli esponenti ecclesiastici che si sono opposti al matrimonio omosessuale, alludendo continuamente a una loro non dimostrata omosessualità. In una visione manichea in cui tutto ruota intorno alle inclinazioni sessuali.

Caccia alla 'strega'

Per capire il metodo utilizzato basta prendere uno dei primi capitoli, quello dedicato al cardinale Burke.

Ventinove pagine di acredine illeggibile. Senza svelare le fonti che lo definirebbero così, lo definisce “strega cattiva del Midwest”, persona con “qualche problema di salute mentale”, “settario” e “vecchia signora vendicativa”. Per il fatto che usa gli abiti ecclesiastici propri del suo ruolo, lo definisce “drama queen”, “signora vichinga”, “stravagante”, “girly”, “tomboy”, “sissy”, “contraddizione di termini”, persino “travestito” e “drag queen”.

Racconta con dovizia di particolari casa sua (persino il bagno), definendola gratuitamente “garçonnière”. Alla fine neppure lo incontra, ma conclude:

“Il fatto che questo prelato intransigente condurrebbe una doppia vita non è dimostrato. Tuttavia il Papa sa per esperienza (…) che è ugualmente assurdo pensare che un uomo sia virtuoso per il suo moralismo e credere alla castità di un cardinale talmente omofobo”. Insomma un'enorme occasione mancata di fare passi avanti nel contraddittorio rapporto fra clero e omosessualità. E di certo un libro che non aiuta Papa Francesco,