Lo scorso 11 dicembre una giuria di un tribunale australiano ha condannato il Cardinale George Pell per atti sessuali su minori. La sentenza era rimasta segreta sino ad oggi per un ordine del tribunale australiano dello scorso giugno. Anche se vari media, violando l'ordine, avevano già fatto trapelare indiscrezioni. Nel primo verdetto, avvenuto a ottobre 2018, stando a molte fonti Pell era stato trovato innocente da 10 membri della giuria e colpevole da due. La seconda giuria in tre giorni lo ha condannato all'unanimità.
Chi è il cardinale Pell
George Pell è il prefetto della Segreteria per l'Economia vaticana.
Nato nel “41 nella provincia australiana, nel 1966 venne ordinato sacerdote a Roma, dove studiava. Nel 1987 venne scelto come vescovo ausiliare di Melbourne, dove nel 1996 venne elevato ad arcivescovo da Giovanni Paolo II, che nel 2001 lo sceglierà come arcivescovo metropolita di Sydney e primate d'Australia, facendolo cardinale nel 2003.
Era già stato accusato da una commissione nazionale d'inchiesta australiana di aver insabbiato casi di pedofilia quando era arcivescovo di Melbourne.
Nel 2013 Papa Francesco lo nominò membro della Consiglio di Cardinali (cosiddetto “C9”) scelti per consigliarlo. Nel 2014 lo scelse come Prefetto della Segreteria per l'economia vaticana.
Gli atti per cui il tribunale ha condannato Pell avvennero tra il 1996 e 1997
Le accuse per le quali la giuria del tribunale australiano lo ha giudicato colpevole riguardano fatti avvenuti tra il dicembre del 1996 e il 1997. Stando a quanto è trapelato il Cardinale Pell, subito dopo aver celebrato una Messa delle 10.30 avrebbe trovato nella sagrestia della cattedrale di San Patrick a Melbourne due membri del coro di dodici anni, che si erano allontanati da una processione che seguiva la Messa, e che stavano bevendo il vino per la Messa.
Dopo averli sgridati si sarebbe spogliato ed avrebbe avuto una fellatio con uno dei due ragazzi ed avrebbe molestato l'altro. Pochi mesi dopo avrebbe schiacciato al muro uno dei due per toccargli i genitali.
Sono due le vittime
Per motivi legali non sono stati resi noti i nomi delle vittime. Una delle vittime è morta per overdose di eroina nel 2014.
Prima di morire avrebbe detto almeno due volte alla madre che non era stato abusato dal Cardinale Pell. Le accuse si basano quindi solo sulla seconda vittima, che avrebbe detto alla madre dell'altro ragazzo che anche lui era stato coinvolto solo dopo la morte del ragazzo stesso.
Elementi che non quadrano nella vicenda di Pell
Secondo l'accusa, Pell e i ragazzi si incontrarono dopo una processione alla fine della Messa delle 10.30 celebrata dall'arcivescovo nel 1996. La difesa ha prodotto prove che dimostrano che nel periodo fra agosto e dicembre 1996, quando gli abusi sarebbero accaduti, Pell ha celebrato la Messa in cattedrale alle 10.30 solo due volte. Dopo una delle due ci sono testimonianze del fatto che avesse ospiti subito dopo la Messa.
Sono state fornite prove del fatto che in entrambe le domeniche in questione il coro aveva le prove per una recita di Natale subito dopo la Messa e l'assenza dei due ragazzi sarebbe stata subito notata.
Sono anche state presentate prove del fatto che la descrizione dei luoghi non quadra.
Durante il processo è stata vietata una discussione sulla credibilità dell'accusatore.
Le reazioni che ha suscitato questa sentenza
A ridosso del summit voluto da Papa Francesco sulla pedofilia la notizia risuona molto. Lo sgomento della stampa, si alterna alle accuse da parte di alcuni media cattolici.
Lifesitenews cita una fonte australiana che senza mezze parole definisce la sentenza una “terribile ingiustizia”, e parla di “pregiudizio scandaloso” della giuria.
La Catholic news agency formula una vera e propria accusa, definendo il processo una “farsa” e una “caccia alle streghe”. E aggiungono: “Sono andati avanti finché non hanno trovato una giuria che desse loro quel che volevano”.