Nell'ambito del Reggio Calabria FilmFest, festival del Cinema giunto alla tredicesima edizione che si sta svolgendo a Reggio Calabria e si protrarrà fino al 30 marzo, nella giornata di ieri è stato trasmesso sul maxischermo del Cine Teatro Odeon il film scritto e diretto dal regista Roberto Gasparro, intitolato Il cielo guarda sotto.

L’opera cinematografica, che ha riscontrato un enorme successo ed è stata seguita e applaudita da centinaia di spettatori presenti in sala, presenta un cast eccezionale ed una trama tanto coinvolgente quanto attuale.

A tal proposito BlastingNews ha intervistato in esclusiva il regista Roberto Gasparro.

'Anche quando tutto sembra andare male, il cielo guarda sotto'

La trama dell’opera cinematografica narra di particolari situazioni attuali che numerosi padri di famiglia, come Franco Neri che interpreta il ruolo di un padre calabrese trapiantato in Piemonte con un figlio diversamente abile, stanno affrontando soprattutto negli ultimi anni: una situazione lavorativa drastica dove Simone, che ha le redini della fabbrica di proprietà del padre vittima di un incidente sul lavoro, si dimostra essere un capo egoista e indifferente ai problemi dei suoi operai che non retribuisce nonostante continuino a lavorare per lui.

Un padre, Franco, che vuole vedere il sogno del figlio disabile realizzato, ovvero quello di giocare a calcio, ma si rende conto che proprio lo sport che dovrebbe essere un campo di aggregazione sociale, non è aperto a chi ha i problemi di Davide. Un’assistente familiare, però, a differenza delle precedenti, fa di tutto per star vicina a Davide e farlo sentire sempre più accettato sia a scuola che nella società.

Il regista torinese Roberto Gasparro, ai nostri microfoni ha spiegato il significato del titolo del film: "Voglio comunicare di non perdere mai la speranza, perché anche quando tutto sembra andare male, il cielo guarda sotto".

"Ho voluto dedicare il mio film - ha spiegato Gasparro - a mio papà, che è stato un operaio in fabbrica per 44 anni ed è morto di cancro in fabbrica.

Questa realtà industriale la porto dentro, motivo per cui ho voluto raccontare questa storia che è interamente inventata, con alcuni tratti che riportano alla mia vita personale".

Il regista, a proposito dei temi trattati ha spiegato alcuni particolari del suo film: "Il giovane Simone fa di tutto tranne che occuparsi della sua fabbrica. Simone antepone i facili guadagni al lavoro vero e proprio, ma i facili guadagni sono fasulli e ingannevoli. Il sudore quasi sempre è sinonimo di guadagno".

"Se un ragazzo con un ritardo cognitivo, come Davide - ha proseguito il regista- volesse giocare a calcio in una squadra dilettantistica, non sarebbe preso. Le squadre di calcio cercano i campioni e si dimenticano della funzione dello sport, ovvero quello di far stare insieme i ragazzi.

È il nostro avversario che ci dice quanto valiamo, senza il nostro avversario non lo sapremo mai. Franco, nel film, vuole solo far giocare Davide con gli altri ragazzi. Lo sport è integrazione e l’obiettivo del padre del giovane, proprio come quello di altri genitori, era solo integrare suo figlio".

Il finale del film che 'Deve sempre lasciare una speranza'

Un finale emozionante, un lieto fine quasi inaspettato quello di “Il cielo guarda sotto”: "Il film – ha spiegato Roberto Gasparro - deve sempre lasciare, secondo me, una speranza, una porta aperta. Con quel titolo, il film non poteva avere un finale non positivo, Era già scritto. L’unica cosa a cui tenevo veramente è che i miei attori, e soprattutto Franco, uscissero bene da questa storia. Spero tanto che il mio film piaccia e che sia piaciuto l’intero cast. Spero di aver regalato qualche emozione e qualche momento di riflessione".