Massimo Santilli presenta Il sangue di Francesco. Le reliquie di sangue di San Francesco d’Assisi e il prodigio della liquefazione, un’opera ricca di riferimenti e di spunti di riflessione su un tema ancora poco dibattuto e conosciuto.
Il mistero della fluidificazione del sangue di San Francesco
L’autore tratta del fenomeno mistico della fluidificazione del sangue stimmatizzato del Santo umbro, e soprattutto della sua ricezione da parte dell’umanità attraverso i secoli. In quest’opera dal consistente apparato iconografico e dall’esposizione di interessanti testimonianze, si compie insieme all’autore un viaggio nell’Italia delle reliquie francescane, non solo legate al sangue stimmatizzato ma anche relative ad altri sacri resti, creando quindi una mappatura che comprende luoghi diversi, da Padova a Napoli, da Bologna ad Assisi, e soffermandosi in modo particolare a Castelvecchio Subequo (Abruzzo), in cui è avvenuto nel 2013 il più recente episodio di fluidificazione del sangue.
Attraverso una geografia delle reliquie francescane, Santilli riflette sui significati che la liquefazione del sangue stimmatizzato ha assunto in passato e assume oggi per le comunità di fedeli, e non solo. La figura di San Francesco è infatti estremamente trasversale: prima che Santo egli è stato uomo, e la sua eredità terrena ispira ancora oggi non solo i credenti ma anche i laici, e insegna il valore dell’umiltà, dell’amore e del rispetto verso il prossimo e tutto il creato anche a chi non abbraccia una fede religiosa. Per l’autore il simbolismo sotteso al prodigio della liquefazione deve tener conto di questa caratteristica peculiare di San Francesco: è infatti impossibile svincolare questo mistero dall’aspetto sociologico, antropologico ed etnografico del fenomeno, grazie al legame indissolubile che unisce l’uomo e il Santo alla sua comunità, che si raccoglie intorno ai luoghi in cui sono conservate le reliquie.
Il richiamo della fede attraverso le reliquie
Sottolineando la genesi e l’importanza della pratica “dell’auscultazione sacra”, in cui si crea un rapporto intimo e senza mediazioni tra il divino e il fedele avvicinando l’orecchio al tabernacolo in cui è custodito il sangue del Santo in stato di ebollizione, si ribadisce l’importanza delle reliquie ematiche come memoria materiale del passato che, attraverso la fluidificazione, si fa attuale; il sangue, considerato la più alta espressione della vita, diviene quindi testimonianza perenne di santità.
Massimo Santilli dimostra come la prova reiterata nel tempo di una reviviscenza del sangue stimmatizzato simboleggi, dal punto di vista socio-antropologico, il richiamo a ritrovare un equilibrio privato e sociale spesso in crisi e, dal punto di vista religioso, il rinnovo di un patto, di una sacra intesa tra materialità e spiritualità.