In Italia lo si potrà vedere solo dal 26 settembre, ma l’atteso film “Yesterday” di Danny Boyle, il regista di “Trainspotting” e “The Millionaire”, è già uscito da alcuni giorni in Gran Bretagna, Francia e Nord America, dove sta ottenendo un buon successo di pubblico.

È una storia semplice - e per questo ha ricevuto qualche critica sui media specializzati - che nasce da un pretesto fantastico: un mondo parallelo dove i Beatles non hanno mai avuto successo.

Se non ci fossero stati i Fab Four

Il nocciolo del film diretto da Boyle e scritto da Richard Curtis (sceneggiatore di “Quattro matrimoni e un funerale”, tra l’altro) è proprio questo: far capire, se ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza che ha avuto la musica dei Fab Four, senza girare l’ennesimo documentario o biopic o fare un’agiografia di John Lennon e soci, e prendendo in giro al tempo stesso il music business.

Insomma, l’esatto contrario di Bohemian Rhapsody e Rocket Man.

Per farlo, Yesterday racconta la storia di Jack Malik, un giovane prof britannico di provincia (vive nel Suffolk) piuttosto "sfigato", che per inseguire alquanto inutilmente i suoi sogni di musicista molla la scuola e accetta un lavoro part-time in un supermercato. La sua unica fan è anche la sua manager, Ellie (Lily James) amica dai tempi del college.

Jack, che ha il volto simpatico e la voce di Himesh Patel, nuova star della tv britannica, finirà per avere un successo strepitoso non solo per l’elemento fantastico che dicevamo (il mondo parallelo dove è capitato e in cui nessuno, tranne lui, sa chi siano i Beatles, e anche una serie di altri “marchi” famosi…), ma anche per l’incontro casualissimo con Ed Sheeran.

E Sheeran si dimostra un bravo performer anche sul grande schermo, disposto a mettersi in gioco con ironia nel ruolo del cantante di fama mondiale che incorona il nuovo re del pop, perché, ammette, è più bravo di lui a scrivere canzoni.

Niente spoiler, ovviamente. Ma nel film, che insieme è divertente e sentimentale, si ritrovano in versione acustica tutte le canzoni più note dei Beatles - 16 in tutto, da Help a Let It Be - quelle che nel nostro mondo tutti conoscono (si potrebbe pensare a una versione italiana, mutatis mutandis, con le canzoni di Lucio Battisti…), e si esce dal Cinema riconciliati con la musica dei Quattro di Liverpool.

Senza la quale, peraltro, non sarebbe mai esiste una quantità industriale di band famose, primi tra tutti gli Oasis.

In fondo, il messaggio di Boyle e Curtis è consolante: la buona musica, la musica importante, vincerà comunque, non importa se negli anni Sessanta o nel 2019. E per questo si perdona loro una serie di cliché da film sentimentale, appunto, e qualche semplificazione eccessiva nella trama.

Peccato solo che in Italia non esista una vera stagione estiva per il cinema, con poche pellicole nuove e spesso dimenticabili.