Sono di plastica oltre l’80% dei rifiuti che si trovano lungo le spiagge italiane, e per questo Greenpeace e Legambiente hanno lanciato oggi due campagne parallele per combattere l’inquinamento, in particolare dai materiali “usa e getta”.
Greenpeace ha riattivato da oggi il suo “Plastic Radar”, cioè un numero Whatsapp per segnalare la presenza di rifiuti in plastica sulle spiagge, sui fondali e anche lungo fiumi e laghi. Mentre Legambiente con #usaegettanograzie chiede ai bagnanti di rinunciare anche in riva al mare all’uso di materiali non riciclabili.
Denunciare le grandi aziende che continuano a diffondere plastica
L’obiettivo di Plastic Radar, dice Greenpeace, è realizzare “una grande indagine collettiva che farà emergere quali sono i rifiuti più presenti e ci permetterà di mettere con le spalle al muro le aziende che continuano ad inondare le nostre vite e il nostro Pianeta con inutili tonnellate di plastica usa-e-getta”.
Partecipare è semplice. Prima di tutto bisogna scattare una foto al rifiuto in plastica trovato in mare, spiaggia, fiume, lago, nel quale sia riconoscibile il tipo di oggetto abbandonato e il marchio del produttore. Poi la foto va inviata via Whatsapp al numero 3423711267. Arriverà una risposta automatica in cui si chiederà di rispondere ad alcune domande per completare la segnalazione con le informazioni.
Ovviamente, l’invito è quello di gettare poi il rifiuto nell’apposito cassonetto.
L’associazione ecopacifista ha aperto anche un sito web dedicato plasticradar.greenpeace.it, su cui si può monitorare l’andamento della campagna.
Le microplastiche contaminano anche il cibo
Legambiente ha presentato oggi la campagna “Usa e getta?
No Grazie”, in occasione dell’arrivo a Monopoli, in Puglia, della sua Goletta Verde, l’imbarcazione che ogni anno monitora lo stato delle acque marine italiane.
Secondo l’indagine Beach Litter realizzata dall’associazione, analizzando i dati relativi a 93 litorali italiani, “ogni cento metri di spiaggia incrociamo 45 bottiglie e 34 stoviglie di plastica (piatti, bicchieri, posate e cannucce)”.
“Oggetti che utilizziamo per pochissimi minuti ma che, se non smaltiti correttamente, possono inquinare per sempre - ricorda Legambiente - Anzi il rischio è che, se dispersi nell’Ambiente, si frammentino in miliardi di microplastiche che possono facilmente disperdersi in mare e altrettanto agevolmente contaminare la catena alimentare”.
Per l’associazione ambientalista, che come Greenpeace si è battuta anche contro il nucleare e le trivelle in mare, anche se l’Italia ha una legislazione “encomiabile” contro la dispersione della plastica, il governo deve recepire al più presto la Direttiva Europea e porre obiettivi e target di riduzione ancora più ambiziosi: “Non basta mettere al bando piatti, posate, aste dei palloncini, cannucce e cotton fioc di plastica, ma lavorare per ridurre drasticamente anche le altre tipologie di rifiuto, in primis i bicchieri di plastica (sui quali non è previsto il bando ma solo un obiettivo di riduzione)”.
Nel 2018 Legambiente ha ripulito 600 spiagge italiane, rimuovendo 200.000 rifiuti tra tappi e bottiglie, più di 100.000 cotton fioc e circa 62.000 tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica.