Il romanzo tratta di un grande tema attraverso una metafora che propone come segno distintivo, un piccolo volatile. Grande e piccolo trovano, comunque, un perfetto equilibrio fra le pagine di “Il colibrì” (edito da La nave di Teseo), ultimo romanzo di Sandro Veronesi; data di uscita, 24 ottobre 2019.

Questo scrittore che nel cognome rimanda verso i territori della cinematografia – e non per caso, visto che è il fratello maggiore del regista Giovanni Veronesi -, inizia la sua carriera nel mondo della narrativa con un titolo che indica almeno due caratteri che distinguono quel suo momento storico: il fatto che stesse iniziando una nuova avventura culturale, e il tentativo che essa fosse fatta all’insegna della letizia.

Insomma, era il lontano 1988 e quel romanzo di inizio carriera letteraria si chiamava ottimisticamente, “Per dove parte questo treno allegro”.

Da quel momento in poi, la sua produzione letteraria ha regalato ai suoi lettori un notevole carnet di opere. In ordine sparso si ricordano qui “Gli sfiorati”; “Cronache italiane”; “La forza del passato” (Premio Campiello nel 2000); “Sotto il sole ai Campi Elisi”; e, probabilmente, il suo testo più popolare, “Caos calmo” – libro che vanta molti riconoscimenti, che vanno dal premio Strega 2006, alla traduzione cinematografica con un Nanni Moretti veramente ispirato e perfino premi in terra francese - .

Tema del nuovo romanzo

La storia narrata è ambientata, all’inizio, negli anni settanta.

Poi, man mano che gli eventi incalzano, si arriva alla contemporaneità. La metafora usata per caratterizzare la figura centrale intorno alla quale ruotano i diversi personaggi, è quella del colibrì. Vale la pena tratteggiare una veloce disamina del piccolo volatile, per capire meglio dove voglia andare a parare lo scrittore Veronesi.

Quindi, tutto sommato, basterà ricordare che il colibrì è capace di battere le ali dalle 12 alle 80 volte per secondo. Tanto che, a un occhio distratto, il simpatico e piccolo colibrì potrebbe sembrare immobile nell’aria. In realtà, dietro quell’impressione vi è un lavorio altamente organizzato. Ed è lo stesso carattere che distingue Marco Carrera, il protagonista del romanzo, alle prese con una vita carica di perdite e di dolore.

La forza struggente della vita

Alla fine, questo bel romanzo di Sandro Veronesi, parla soprattutto di sistemi che un uomo – nel suo romanzo, Marco Carrera – mette in atto per non perdere affezione per la vita. In generale, le ragioni per rinchiudersi in una cantina, aspettando che si compia ciò che è scritto da qualche parte, non mancherebbero. La perdita di una persona cara; la fine di quella che sembrava la più grande storia d’amore mai apparsa su questo pianeta; un lavoro che si è perso e altro ancora, sono situazioni che mettono fortemente in crisi l’individuo. Sul come fare per restare comunque dritti contro queste tempeste esistenziali è possibile discutere, ma alla fine bisogna capire che la soluzione è nel ripartire da se stessi; nell’accettare che niente è per sempre e, come fa il protagonista del libro, imparare a volare lontano pur restando fissi in uno stesso posto. Come fanno i colibrì.