Articolo aggiornato il 12 ottobre con l'aggiornamento degli orari di apertura.

L’attesa è finita. Al via oggi, 25 settembre, al Pan (Palazzo delle Arti Napoli, via dei Mille 60) la mostra “Joan Miró. Il linguaggio dei segni”, a cura di Robert Lubar Messeri, professore di storia dell’arte all’Institute of Fine Arts della New York University, sotto la guida di Francesca Villanti. È visitabile tutti i giorni della settimana dalle 9:30 alle 19:30 (la biglietteria chiude un’ora prima).

Fino al 23 febbraio – per la prima volta a Napoli – si potranno ammirare in una grande mostra 80 opere, frutto del genio creativo dell’artista spagnolo.

Gli stessi capolavori che sono stati ammirati da oltre 300.000 visitatori, quando sono stati presentati per la prima volta al Museo Serralves di Porto tra ottobre 2016 e giugno 2017. Quadri, disegni, sculture, collage e arazzi che coprono l’esistenza artistica di Miró, dal 1924 al 1981. “Una linea verticale per i seni; uno è una pera che apre e sparge i suoi piccoli semi. […] Dall'altra lato, una mela beccata da un uccello. Scintille volano fuori dalla ferita causata da questo becco. […] Nell'angolo superiore della tela ci sono delle stelle. […] Si può a malapena definire un dipinto, ma non me ne frega un accidenti”, così Mirò nel 1924 descriveva ad un amico la sua arte. Significativo, poi, anche questo pensiero, espresso dal celebre artista spagnolo nel 1959: “Più del quadro in sé conta quello che emana, che trasmette.

Se venisse distrutto, non sarebbe importante. L'arte può anche morire, quel che conta sono i semi che ha diffuso sulla terra”. E ancora: "Le immagini prendono forma mentre lavoro. In altre parole, anziché decidere di dipingere qualcosa, io inizio a lavorare e mentre dipingo l'immagine si impone o si offre al mio pennello".

‘Joan Miró, il linguaggio dei segni’: la storia delle opere in mostra al Pan di Napoli

La mostra “Joan Miró. Il linguaggio dei segni” è organizzata dalla Fondazione Serralves di Porto con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia. È promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, con il patrocinio dell’Ambasciata del Portogallo in Italia e il supporto del Ministero della Cultura Portoghese.

Appartenuti a uno dei più autorevoli e raffinati mercanti d'arte moderna, Pierre Matisse - figlio del più noto pittore Henri - gli 80 capolavori di Joan Miró sono rimasti sconosciuti al grande pubblico per molti anni. Poi il collezionista giapponese -che li aveva custoditi fino al 2005 – li ha venduti al Banco Português de Negociós. Quest’ultimo dapprima ha preso la decisione di non esporli, per poi stabilire in un momento successivo di metterli sul mercato, a causa di difficoltà economiche. Una protesta su scala nazionale contro questa decisione indusse lo Stato portoghese a sospendere la vendita e a dare il compito al Museo Serralves di conservarli.

La vita di Joan Miró

Joan Miró è nato il 20 aprile 1893 a Barcellona in Spagna da Miquel Adzerias, un orologiaio di un piccolo villaggio nella campagna di Tarragona, e da Dolores Ferrà Oromi.

Cominciò a disegnare ad 8 anni. Nel 1907 Miró frequentò corsi di Economia e Arte. Nel 1911 ebbe un esaurimento nervoso seguito dalla febbre tifoidea. Per riprendersi dalla malattia, si trasferì nella fattoria da poco acquistata dai suoi genitori a Montroig. Nel 1920 a Parigi conosce Pablo Picasso, Max Jacob e Tristan Tzara. Nel 1924 si unisce al nascente gruppo surrealista. André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come “il più surrealista di noi tutti”. Nel 1926 collaborò con Max Ernst per la scenografia di Romeo e Giulietta e realizzò il celebre Nudo. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1927, Miró si trasferì alla Cité des Fusains ed ebbe come vicini, oltre ad Ernst, anche Jean Arp e Pierre Bonnard.

È del 1929, invece, il matrimonio dell’artista spagnolo con Pilar Juncosa, da cui nacque l'anno successivo sua figlia Maria Dolores Miró Juncosa. Durante gli anni ‘30 Miró consolidò la sua reputazione internazionale di pittore e artista di collage. Con lo scoppio della guerra civile spagnola nel 1936 si trasferì in pianta stabile a Parigi, dove visse l’avanzata dei nazisti nella capitale francese. La sua prima grande retrospettiva museale, che gli diede fama internazionale, fu al Museum of Modern Art di New York nel 1941, mentre nel 1944, anno in ci fu la morte della madre, iniziò a lavorare la ceramica con Josep Llorens i Artigas, approfondendo anche la pratica grafica: Miró si avvalse quasi solo di queste due tecniche dal 1954 al 1958.

Miró fu insignito del premio per la grafica alla Biennale di Venezia nel 1954. La produzione di ceramica di Mirò culminò nella realizzazione di due grandi pareti nell'edificio dell'Unesco a Parigi (1958), grazie alle quali fu insignito del Guggenheim International Award nel 1972-73. Nel 1968 l'Università di Harvard gli conferì la laurea honoris causa. È del 1972, invece, la creazione della Fundació Joan Miró a Barcellona da parte dello stesso artista spagnolo. Nel 1978 ricevette la Medalla d'Or de la Generalitat de Catalunya. Nello stesso anno si dedicò alla scultura monumentale. La sua famosa scultura Dona i ocell (Donna e uccello) fu creata in questo periodo. Nel 1979 gli fu conferita la laurea honoris causa da parte dell'Università di Barcellona. Successivamente iniziò a produrre opere tessute con l'artista catalano Joseph Royo. Miró è morto il 25 dicembre 1983 a Palma di Maiorca ed è stato sepolto a Barcellona, nel cimitero di Montjuïc.