Bergamo e Brescia sono le due città lombarde candidate come unica Capitale italiana della Cultura per il 2023. L’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) ha dato il proprio sostegno all’iniziativa: l’Anci Lombardia è pronta a sostenere Bergamo e Brescia per il 2023. Il consenso è diffuso su tutto il territorio, a partire dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha dichiarato a Bergamonews: "Anche a fronte di candidature della regione Sicilia resterò schierato con la città dei Mille - definita così proprio da Garibaldi - e con Brescia".

L'appoggio arriva anche da Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona, da Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, e dai comuni lombardi.

Bergamo e Brescia candidate a Capitale italiana della Cultura

Unite dal dolore degli ultimi mesi, Bergamo e la Leonessa d’Italia, in ginocchio per la Covid-19, si sono avvicinate più che mai. I sindaci Giorgio Gori (Bergamo) ed Emilio Del Bono (Brescia) avevano annunciato il progetto comune lo scorso 15 maggio. L’idea, subito accolta con entusiasmo e twittata da Gori, è stata della giunta bresciana ed è proprio Del Bono ad aver affermato: “È una scelta evocativa, credo molto importante per le nostre comunità che hanno sofferto così tanto in queste settimane. Noi eravamo già pronti a depositare la nostra candidatura e invece abbiamo deciso, noi fratelli più che cugini, che i popoli bresciani e bergamaschi dovessero insieme candidarsi a essere una comunità unica”.

Anche Cremona potrebbe candidarsi con Bergamo e Brescia. La proposta è stata avanzata da Paolo Regina, direttore di Confcommercio Ascom della città del violino, durante il tour istituzionale dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale “Riparti Lombardia”.

Come si può diventare Capitale italiana della Cultura

La “capitale italiana della cultura” viene designata annualmente dal ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il turismo in carica.

Le amministrazioni delle città interessate devono aderire al bando entro i termini previsti e poi confermare la loro decisione nella data che di volta in volta viene fissata. Ogni candidatura viene poi passata al vaglio di sette grandi esperti nei settori di Arte, cultura, turismo e territorio; di questi, tre sono selezionati dal ministero direttamente, tre sono scelti dalla conferenza unificata di Stato, regioni e province ed uno, che ha ruolo di presidente, è votato dai sei componenti per garantire l’imparzialità.

Più o meno alla metà di aprile vengono rese note le dieci finaliste e, per quest’anno, il 10 giugno sarà proclamata la città vincitrice per il 2022 sulle 43 in concorso. Le ultime ad aver ottenuto il prestigioso riconoscimento sono state Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Matera lo scorso anno e l’attuale Parma la cui scadenza è stata posticipata alla fine del 2021.

Quali vantaggi per la Capitale della Cultura

Il titolo di Capitale italiana della Cultura resta valido un anno dalla proclamazione e la città vincente ottiene un milione di euro da investire nella realizzazione del programma presentato in sede d’iscrizione alla gara. L’obiettivo è quello di “valorizzare i beni culturali e paesaggistici e di migliorare i servizi rivolti ai turisti”.

Vengono restituiti, ai cittadini in primis, spazi trascurati, si riqualificano aree degradate, si restaurano beni culturali pubblici. Attraverso una campagna pubblicitaria ad hoc e una ricca offerta di eventi, festival e intrattenimento vario si prova ad attrarre più turisti e, visti i risultati di Matera che ha avuto un aumento del 44% di presenze straniere nell’anno da Capitale della Cultura, la strategia sembra funzionare. Parma, capitale in carica, aveva in programma dal 12 gennaio un fitto calendario di eventi ma la pandemia da coronavirus ha sospeso tutto.

Curiosità sul bando Capitale della Cultura

Bergamo, pur essendosi candidata a Capitale della Cultura europea per il 2019, venne esclusa dalle finaliste e battuta da Matera - per l’Italia - e da Plovdiv per la Bulgaria.

Il prestigioso titolo è stato creato nel 2014 dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini con la legge “Art Bonus”. Per le tasche degli italiani non vi sono costi extra riguardo ai sette giurati i quali, con la documentazione necessaria, possono ottenere solo un rimborso spese. La giuria si riunisce nella sede del Segretariato Generale del Mibact. Le risorse ricevute per realizzare il piano annuale da Capitale della Cultura esulano dal vincolo del patto di stabilità.