Il Premio Campiello, concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello, si è concluso sabato 5 settembre. La serata di premiazione è stata condotta da Cristina Parodi e trasmessa in diretta streaming sul portale Raicultura.it. La cerimonia del Premio Campiello dal 2004 al 2019 si era sempre svolta nel prestigioso Gran Teatro La Fenice ma quest’anno, per la prima volta, ha avuto luogo all’aperto, in Piazza San Marco a Venezia ed è stata dedicata alla memoria di Philippe Daverio, scomparso lo scorso 2 settembre.
Il vincitore, Remo Rapino (già candidato al Premio Strega 2020), ha ottenuto 92 voti sui 264 arrivati dalla Giuria popolare di "trecento lettori anonimi e ha dedicato la vittoria al padre. Lo speciale sul Premio Campiello andrà in onda in tv sabato 19 settembre in prima serata su Rai 5 alle ore 21:15.
La sorpresa della giuria del Campiello
Confindustria Veneto aveva da tempo annunciato che il Premio ci sarebbe stato nonostante l’emergenza sanitaria da coronavirus. Piero Luxardo, imprenditore e presidente del comitato di gestione del Premio Campiello, confermato l’impegno nell’unire la cultura al fare impresa, in conferenza stampa aveva dichiarato: “I Libri in concorso rappresentano le ansie, le speranze, i sogni della società, attraverso punti di vista molteplici che ben raccontano la contemporaneità”.
Ed è sempre stato così, dal primo premio Campiello, consegnato nel 1963 per La Tregua a Primo Levi, fino appunto a Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio scritto da Remo Rapino, premiato in questo 2020.
Il concorso notoriamente si contraddistingue per originalità e indipendenza nella scelta sia dei finalisti che del vincitore.
Il favorito della cinquina finalista era Francesco Guccini, buone speranze le aveva anche la famosa Patrizia Cavalli, ma durante la serata sono stati sorpassati da Frizziero prima e da Rapino poi.
Roberto Vecchioni, come giurato dei Letterati, ha evidenziato come ben il 70% dei romanzi in lizza per la cinquina fosse firmato da scrittrici donne: eppure, come già avvenuto per il Premio Strega, in finale ne è entrata solo una.
Campiello Giovani e gli altri premi
È stata Michela Panichi, la ventenne studentessa di Lettere Moderne all’università degli Studi di Napoli Federico II, ad aggiudicarsi il Premio Campiello Giovani con il suo racconto Meduse. Sulla propria pagina Facebook, la stessa ha ringraziato con umiltà e simpatia tutti i sostenitori, gli amici e l’organizzazione del Premio. La giovane si aggiudica una vacanza-studio in un paese europeo. Tale riconoscimento, nato venticinque anni fa, è rivolto a giovani di età compresa fra i 15 e i 22 anni per la scrittura di un racconto a tema libero in lingua italiana.
Il Premio Campiello "Opera prima", invece, è stato assegnato alla dottoressa siciliana trapiantata in Toscana Veronica Galletta per Le isole di Norman, pubblicato da Italo Svevo Editore.
La menzione speciale per il miglior racconto sul tema della cultura d’impresa è stata consegnata da Riccardo Di Stefano, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori, ad Elisabetta Cavallin per il suo romanzo Il viso.
Il Premio Fondazione Il Campiello per la carriera è stato invece consegnato ad Alessandro Baricco.
Di cosa parlano i libri finalisti del Premio Campiello
La cinquina finalista della 58^ edizione del Premio Campiello era composta da Patrizia Cavalli con il suo libro intitolato "Con passi Giapponesi" (edito da Einaudi), da "Sommersione" di Sandro Frizziero (Fazi Editore), da Francesco Guccini con "Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto" (edito da Giunti), da Remo Rapino con "Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio" (pubblicato da Minimum Fax) e da Ade Zeno con il suo "L’incanto del pesce luna" (edito da Bollati Boringhieri).
Il protagonista del libro vincitore di Remo Rapino è il cocciamatte di un villaggio e si chiama Liborio (ma preferisce esser chiamato con il cognome prima del nome), ha 84 anni e vive nel "secolo breve" tra guerra, lavoro in fabbrica, case chiuse e rivoluzioni. Per usare le parole dell’autore, “Liborio scrive così come parla, così come pensa, senza mediazioni” e “lo fa lentamente, così che la morte si allontani sempre più”. L’amore di gioventù Teresa lo accompagnerà, seppur solo con il pensiero, nel corso degli anni tra fallimenti e rivincite personali.
Al secondo posto si è classificato Sandro Frizziero, trentatreenne veneto e professore di lettere al suo secondo libro. Nel libro Sommersione, attraverso la narrazione esterna, si scopre la storia dell’ex pescatore rancoroso e infelice, ormai più che ottantenne, abitante di una piccola isola della laguna di Venezia.
Il male non porta alla redenzione, non sempre i colpevoli pagano e spesso non c’è il lieto fine.
Ha chiuso al posto terzo Ade Zeno, autore torinese che lavora come cerimoniere in un tempio crematorio e riporta molto di sé in Gonzalo, protagonista del suo romanzo L’incanto del pesce luna. La figlia del protagonista, Inés, è in coma da anni per via di una malattia sconosciuta e per potersi permettere le cure l'uomo inizia un nuovo inquietante lavoro. I punti di vista su cosa sia bene e cosa sia male vengono ribaltati, facendo porre domande allo stesso Gonzalo, solito puntare il dito verso gli altri.
Il passato e il ritorno alle radici sono il fulcro del libro di Francesco Guccini, il quale con Tralummescuro.
Ballata per un paese al tramonto, per Giunti Editore, torna a parlare - dell’imbrunire - di Pàvana, frazione del suo paese natale in provincia di Pistoia. Racconta la fine di un mondo che non c’è più con sensibile nostalgia, il disincanto dell’infanzia nell’uccisione degli animali in campagna, i tortellini mangiati solo il giorno del Santo Natale, l’assenza del riscaldamento nelle case, le lunghe passeggiate con gli amici e la gente che si recava al mulino. Notevole la ricerca linguistica riguardo all’italiano parlato dell’epoca, da non confondersi con il dialetto.
La poetessa umbra Patrizia Cavalli con il suo Con passi giapponesi, edito da Einaudi, si è avventurata per la prima volta nella narrativa ed è stata inserita subito tra i finalisti del Campiello 2020 con questa motivazione: “è il primo libro in prosa di una delle più importanti voci poetiche contemporanee; un insieme di sedici brani, di lunghezza variabile, per formare un’opera che lavora sui margini (tra i generi, tra i discorsi, tra gli stili); che usa la poesia per disarticolare la prosa, lavorarla e reinventarne le risorse espressive”.