"Ci abbracceremo forte" è stato l'inno alla speranza e alla libertà che ha conquistato l'Italia durante la quarantena. Autore di questa canzone è Frassi, nome d'arte di Gianluca Frassinelli, un musicista di 48 anni che ha composto la prima versione del brano su proposta della figlia, la piccola Marta.
Pubblicata sulla pagina Facebook dell’artista, la canzone raggiunge 40.000 visualizzazioni dopo soli tre giorni, ma a colpire Frassi sono soprattutto le condivisioni tramite le quali le persone dedicano la canzone taggando i propri amici. Ad oggi, il brano ha raggiunto quasi 900.000 visualizzazioni su Facebook e dal 19 maggio è in rotazione in tutte le radio.
Di questo e molto altro Frassi ha parlato a Blasting News.
Il successo di 'Ci abbracceremo forte'
Ciao Gianluca, dove ti trovi e cosa vedi intorno a te?
"Sono nel giardino di casa mia a Bollate, vicino Milano. Vedo il mio albero gigante che mi regala ombra in questa giornata di sole, sento gli uccellini cantare e c'è serenità".
Fai musica da molti anni ma 'Ci abbracceremo forte' è il tuo primo successo. Il brano è diventato la colonna sonora di questa quarantena dovuta al nuovo coronavirus. Qual è la storia di questa canzone?
"Ho tre bambini, normalmente sono un 'casinaro' e di colpo mi sono ritrovato a stare chiuso in casa. Mia figlia Marta mi ha proposto di fare una canzone insieme. Una sera pensavo al momento in cui avrei potuto riabbracciare le persone e così è nata una prima versione del brano, una canzoncina per bambini solo piano e voce che, una volta pubblicata sulla mia pagina Facebook, è diventata immediatamente virale.
Ricevevo migliaia di visualizzazioni, messaggi... mi ha chiamato persino la Rai".
Poi cos'è successo?
"A un certo punto mi scrive Laura, un'infermiera dell'ospedale San Gerardo di Monza".
Cosa diceva in quel messaggio?
"Mi raccontava della paura e del sacrificio di quei giorni di lavoro, ringraziandomi perché la mia canzone stava dando sostegno e coraggio a tutti loro".
Cos'hai pensato quando hai letto quelle parole?
"Che la cosa giusta da fare fosse sistemare la canzone per bene. Ho contattato Stefano Fumagalli che l'ha arrangiata a livello professionale. Ho creato un video "casalingo" montando insieme alcune scene di abbracci, tratte dai film più famosi. Poi ho pubblicato il tutto su Facebook e la canzone ha preso il volo.
Ad oggi siamo a quota 900.000 visualizzazioni e oltre 10.000 condivisioni, senza il supporto delle radio o della pubblicità. Tutto questo è avvenuto grazie all'affetto delle persone, incluso il personale medico-sanitario di molti ospedali che hanno condiviso il video sulle loro pagine social. Il successo di questo brano, per me, è come un primo posto in classifica".
A chi era indirizzata "Ci abbracceremo forte?"
"A tutte le persone che stavano lottando e soffrendo, ma anche a tutte quelle che avevo voglia di rivedere e che mi mancavano".
La tua canzone è stata di sostegno a molti, ma per te cosa o chi è stato di sostegno in questo periodo?
"Che domanda che mi hai fatto! Mi sono appoggiato molto alla musica e alla creatività, cercando di inventarmi sempre qualcosa, ma il grande sostegno me lo ha dato la speranza...
la speranza di tornare alla normalità, rivedere le persone, giocare a pallone, bere una birra con un amico".
L'exploit di questo brano darà forma a nuovi progetti discografici?
"Stiamo lavorando a un brano estivo, molto fresco, che ci farà ballare. D'altronde sostengo da sempre che se fallirò, lo farò ballando! L'idea è di intitolarlo "Undici" perché è legato a Stranger Things. Sarà un progetto divertente. Inoltre, grazie a "Ci abbracceremo forte", ho avuto contatti con Mario Lavezzi e Marco Giorgi, due grandissimi autori che stimo. Sono curioso di capire se il resto del mio repertorio potrà piacere al pubblico, ma sono anche pronto a scendere dalla giostra".
Immagino che il successo di questa canzone ti abbia stravolto la quotidianità...
"Sì, sono stati mesi anormali. Non ero abituato a ricevere mille messaggi al giorno, rilasciare interviste e tutto il resto. Questo brano è stato una botta di affetto che mi è tornata tutta indietro. In un momento straordinario è successa una cosa straordinaria a una persona ordinaria".
Una persona ordinaria che però ha fatto qualcosa di straordinario
"Diciamo che non ho sprecato tempo e a un certo punto mi sono sentito di aver fatto qualcosa di grande. La vita mi ha insegnato che nulla va sprecato. Puoi anche piangere, ma le giornate non vanno sprecate".
Quand'è che ti accorgi che un giorno non è sprecato?
"Quando hai sorriso. Quando hai fatto un gesto di cuore nei confronti di qualcuno. Può essere un'attenzione, un messaggio, giocare con tuo figlio...
se non hai sprecato il tempo nella noia, allora non è stato un giorno buttato".
Dietro questi progetti c'è l'obiettivo della fama?
"Assolutamente no. Se ci fai caso, nel video di "Ci abbracceremo forte" sono irriconoscibile: compaio solo di spalle, per un brevissimo frammento, mentre abbraccio mio figlio. Sono una persona comune, normale, non vendo ciò che non sono, non voglio costruirmi un'immagine da vendere. Mi fa piacere avere avuto questo successo senza la fama. La canzone la cantano in molti, ma io non sono famoso. Allo stesso tempo, però, mi piace l'idea di far conoscere la mia poliedricità".
La semplicità del testo della canzone, a mio avviso una delle chiavi del successo, è voluta?
"Non è facile scrivere in maniera semplice senza cadere nella normalità.
Ho scritto utilizzando un linguaggio quotidiano che mi appartiene e che probabilmente fa parte anche della vita degli altr"i.
I progetti di volontariato
Grazie alla tua attività di allenatore di basket, sei stato in Africa per un progetto benefico. Di cosa si tratta?
"Sono molto attivo nel mondo del volontariato. Da circa vent'anni, insieme a un amico e altre persone, organizziamo degli eventi per i Frati Cappuccini Missionari di Milano. Il progetto in Camerun serviva ad istruire futuri allenatori e a costruire dei campi di pallacanestro, così da dare ai ragazzini del luogo un'alternativa al calcio e alla noia. È stata un'esperienza molto forte, che porto avanti organizzando iniziative pro-Africa insieme ai frati cappuccini dove facciamo musica, giochiamo a calcio, cuciniamo e raccogliamo fondi".
Cosa ti porta a tenerti così attivo nel campo della solidarietà?
"Mi porto dentro un'irrequietudine e sento di dover sempre fare qualcosa per gli altri. Diciamocelo: lo fai per il prossimo, ma anche per te stesso. Mi fa stare bene, è una mia esigenza".
Ho letto che ti sei laureato a 44 anni. Come mai così tardi?
"Sono quelle cose con cui devi far pace con te stesso. Da ragazzo avevo lasciato ingegneria ma è un buco che ti rimane. Questa laurea non ha cambiato nulla a livello lavorativo, ma ha cambiato me. Ho dimostrato a me stesso che potevo essere in grado di fare. Come ha detto qualcuno, "anche la maratona più complicata comincia con un primo passo", ed è vero che se già cominci sei a metà dell'opera".
Adesso quel vuoto l'hai riempito?
"Non mi fermo mai, però ti dirò: il successo di "Ci abbracceremo forte" mi ha fatto bene e mi ha fatto capire che i sogni si realizzano. È stato come dire: "ce l'hai fatta!". Questo traguardo non me lo toglie più nessuno. Il mio nome rimarrà per sempre lì, nella discografia, negli archivi delle radio. Ci sono vuoti che non colmi mai, ma sono felice perché ho realizzato un sogno. Forse non sarò mai Ibrahimovic, ma magari potrò dire che per 15 minuti ho giocato in Serie A e non tutti ci riescono. Poi la vita è sempre piena di sorprese...".
Te ne sono capitate altre, oltre al successo del tuo ultimo singolo?
"Una curiosa. Undici anni fa, durante una polmonite che mi costrinse a casa, pubblicai un video su YouTube dove spiegavo come risolvere il cubo di Rubik.
Era un tarlo che avevo sin da bambino. Il video, in tempi non sospetti, fece un milione di visualizzazioni in pochissimo tempo".
Le passioni musicali di Frassi
Le nostre domande di rito. Qual è la tua canzone del cuore?
"'Shallow' di Bradley Cooper e Lady Gaga, tratta dal film 'A star is born'. È una canzone che mi mette tanta emozione. Tanti anni fa, però, a conquistarmi per l'eternità fu 'Sweet child 'o mine' dei Guns N' Roses".
Qual è l'artista che ascolti più spesso in questo periodo?
"Vado a giornate. Non mi faccio mai mancare i Nirvana e i Guns N' Roses, ma anche Elisa, Cesare Cremonini e Carmen Consoli. Ultimamente, grazie a un progetto d'insegnamento con i bambini, ho apprezzato anche Marco Mengoni".
Di che progetto si tratta?
"È una specie di school of rock. Io non sono un maestro, ma insegno loro a strimpellare e soprattutto trasmetto loro la passione per la musica. Mi piace immaginare che se un giorno uno di loro conquisterà la fidanzata sulla spiaggia, strimpellando una canzone, in parte l'avrò aiutato anche io e in qualche modo gli avrò fatto un regalo".