Il 23 maggio 2022 ricorre il 30° anniversario della strage di Capaci, un attentato di stampo terroristico-mafioso compiuto da Cosa Nostra nel1992 nei pressi di Capaci per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone. Gli attentatori fecero esplodere un tratto dell'autostrada A29, alle ore 17:57, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice, la moglie e gli agenti di Polizia.

In “Falcone e Borsellino. Storia di amicizia e coraggio”, libro illustrato edito quest’anno da Curcio nella collana Young, l'autore Iadeluca, mostrando il lavoro di lotta continua contro la criminalità organizzata e a favore della legalità, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, esempi di coraggio, di onestà e di rifiuto di sottomissione ai soprusi, senza lasciarsi affascinare da facili retoriche e magniloquenze, vuole far capire soprattutto ai più giovani, ciò ha permesso ai due magistrati di comprendere più a fondo cosa è la mafia, ricostruendo la struttura di Cosa Nostra, una struttura verticistica a carattere piramidale basata su un'ideologia mafiosa di cui Falcone e Borsellino avevano compreso il linguaggio.

Si trattava di un'organizzazione unica e complessa che riusciva a controllare le attività economiche e persino politiche del territorio in cui si trovata; uno "Stato parallelo" in pratica, che provvede, a caro prezzo e nell'illegalità, ai bisogni dei cittadini.

A trent'anni dalla strage di Capaci

Falcone, come Borsellino, era consapevole della reale possibilità di morire da un momento all’altro: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrato in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”.

La scia di sangue e dolore che le mafie hanno lasciato dietro di sé ha avuto un impatto pubblico soprattutto sulle città del sud.

A differenza del secondo dopoguerra e degli anni di piombo, il Mezzogiorno, attraverso il culto dei 'caduti dell’antimafia', mostra un’inedita capacità di condizionare i caratteri della cultura civica cittadina. Infatti dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino in diverse regioni del sud si è formata una memoria collettiva atta a ricondurre i propri cittadini nel terreno di un repubblicanesimo condiviso e coltivato.

Le stragi del 1992 ripropongono in tal senso anche nel libro per ragazzi del sociologo e criminologo Fabio Iaeluca, un rapporto diretto tra Resistenza e Costituzione: quest’ultima infatti, nonostante il collasso dei partiti, ha continuato ad essere il punto di riferimento per tutti coloro che hanno desiderato modificare la militanza politica in impegno civile concreto, sulle orme di uomini straordinari quali erano i magistrati e amici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il lavoro e l'amicizia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’autore del libro utilizza un linguaggio realistico, e a tratti commosso per raccontare le vite e il lavoro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due giudici che hanno cambiato la lotta alle mafie nel nostro Paese, come giustamente scrive Rosy Bindi nella prefazione. Una delle parti più interessanti del libro è il capitolo dedicato all’ "uomo d’onore", il quale "dopo aver prestato giuramento, comincia a conoscere i segreti di Cosa Nostra e a entrare in contatto con gli altri associati".

Iadeluca con estrema chiarezza mira a mostrare ai mafiosi quanto i cittadini perbene conoscano il loro modo di agire e di pensare, illustra anche le zone, le aree in cui è stata presente Cosa Nostra quando operavano i due magistrati.

Un libro che racconta un pezzo di storia di cronaca

Falcone e Borsellino. Storia di amicizia e coraggio”, è un prezioso libro da distribuire in tutte le scuole d’Italia e d’Europa, che dialoga costantemente con il presente e permette di confrontare il modus operandi e il linguaggio della mafia di ieri con quella di oggi, e di far capire, non solo alla società civile, ma anche alle istituzioni, la necessità di combattere il fenomeno mafioso in maniera continua e tenace, per accelerare la sconfitta di quello che Falcone stesso ha definito un "fatto umano che ha avuto un inizio e avrà una fine".

Iadeluca inoltre si fa implicitamente portatore di un pensiero fondamentale intorno al quale dovrebbe ruotare l’azione politica odierna: più che celebrare Falcone e Borsellino come "santini", è necessario ricordare quanto furono osteggiati da vivi e quanto continuino a esserlo ancora oggi da morti, basti pensare alla sostanziale abolizione del 41 bis e alla recente riforma della giustizia.