Il Choco Pie è un dolce molto diffuso in Corea che ha però un importanza più ampia anche sul piano culturale. Oltre a essere un dolce popolare che evoca memorie d'infanzia per molti coreani, è stato un simbolo di pace e di riunificazione durante i periodi di tensione tra Corea del Sud e Corea del Nord. Un esempio in tal senso avviene anche al cinema, ad esempio in alcune scene del film Joint Security Area.
Le caratteristiche del Choco Pie
Il Choco Pie è un dolce composto da due piccoli strati rotondi di torta con ripieno di marshmallow ricoperti di cioccolato.
Creato dalla Tongyang Confectionery nel 1974 grazie all’intuizione di un dipendente della Tongyang R&D mentre si trovava in Georgia negli USA, rappresenta la variante coreana al popolare snack americano "Moon Pie".
Da questo primo imprinting, nel corso del tempo, il Choco Pie ha acquisito un sua identità specifica conquistando il cuore dei consumatori non solo coreani, ma di tutto il mondo. Divenuto ben presto lo snack più consumato della Corea del Sud dagli anni '70 in poi, è ad oggi il simbolo per eccellenza del cibo prelibato sognato dai soldati nell'ambito ristretto della dura vita militare.
Le due Coree amiche solo su filigrana grazie al Choco Pie
Prima del film Old Boy e delle altre pellicole che compongono la "trilogia della vendetta", Park Chan-Wook ha diretto JSA- Joint Security Area, un thriller giudiziario del 2000 tratto dal romanzo DMZ di Park Sang-yun, che ha esordito nel periodo della Sunshine Policy del presidente Kim Dae Jung.
Figlio di una trasmutazione cinematografica dei casi di omicidio avvenuti negli anni ’70 proprio nella Joint Security Area, successivamente trasformata in aria militarizzata e pericolosa per i civili, JSA non racconta solo la storia di un'amicizia impossibile, ma anche le varie sfaccettature della delicata situazione politica coreana servendosi, come soggetto della narrazione, del Choco Pie, lo snack più iconico della terra della calma mattutina.
L'improbabile amicizia è appunto tra due soldati, rispettivamente uno sudcoreano e l'altro nordcoreano. Durante un incontro tra i due, il soldato nord-coreano mette un intero Choco Pie in bocca e durante l’atto della masticazione riflette ad alta voce sulla qualità scarsa dei Choco Pie nord-coreani confrontandoli con quelli sud-coreani.
Il soldato sud-coreano, intervenuto nella riflessione, invita quindi l’amico-nemico a trasferirsi in Corea del sud.
In quel momento al soldato nord-coreano ritornano chiare le differenze fra i due che quella linea di confine aveva annientato e quindi sputa lo snack come simbolo di disprezzo: insomma c’è del rifiuto in quel gesto. Il soldato nord-coreano per dare forza al suo gesto sottolinea che, fin quando quella sarà la qualità di quello snack, non potrà fare altro che mangiare quello del sud e così rimette in bocca il merendino masticato e lo ingoia.
Un tentativo sovversivo mascherato
Quello di cui sopra è la rappresentazione del difficile rapporto tra i due protagonisti che è la traslitterazione del rapporto difficile tra le due Coree: i due sono desiderosi di diventare amici, ma impossibilitati a farlo.
Per un soldato il Choco Pie è un cibo prelibato capace di distrarlo dalla dura vita militare; con la sua combinazione di morbido marshmallow, biscotto soffice e ricopertura di cioccolato è la fuga, la gioia, la dolcezza e il conforto. Questa capacità evocativa del Choco Pie, fa pensare che ogni maschio adulto chiamato al servizio di leva abbia ricordi legati a questo snack che, molto spesso, veniva utilizzato come sostituto della torta di compleanno.
L’ossimoro del simbolo del capitalismo che sfama i nord-coreani
Il Choco Pie è anche un simbolo di capitalismo e, in quanto tale, autodetermina la sua assenza in Corea del Nord, anche se per anni ha sfamato i nordcoreani che prestavano servizio nella zona industriale di Kaesong.
Gli operai della zona industriale di Kaesong venivano retribuiti con salari bassi e per arrotondare veniva distribuito loro, come bonus, il Choco Pie, snack costosissimo e ambito in Corea del Nord, il quale veniva rivenduto dagli stessi operai a prezzi esorbitanti al mercato nero. Questa situazione divenne così diffusa da spingere le autorità nordcoreane a esortare i proprietari sudcoreani delle fabbriche a smettere di distribuirli.
Spesso, infatti, questo particolare snack si identifica come nota a piè di pagina dei legami inter-coreani e di quest’ultimi ne è stato protagonista indiscusso, come quando 200 fra disertori nord-coreani e attivisti sud-coreani liberarono 50 palloncini da un parco nella città di confine di Paju. I palloncini contenevano un valore pari a 350 kg di snack, di cui la maggior parte Choco Pie.