Joker: Folie à Deux è uscito nei cinema italiani il 2 ottobre 2024 ed è il sequel diretto del Joker del 2019. Dietro la macchina da presa c'è sempre Todd Phillips, già regista del primo capitolo e di Starsky & Hutch del 2004, action comedy molto sopra le righe basata sulla serie televisiva degli anni '70.

Questo film è completamente slegato da qualsiasi altro progetto facente parte dell'ormai defunto DC Extended Universe o da quello che sarà il nuovo universo cinematografico supervisionato da James Gunn, essendo infatti una pellicola completamente autonoma ed autoconclusiva.

Il primo Joker riuscì all'epoca a strappare persino dei premi come l'Oscar come miglior attore protagonista per Joaquin Phoenix, che qui torna nel ruolo del celebre clown della DC nemesi di Batman, l'Oscar per la miglior colonna sonora ad opera di Hildur Guðnadóttir e il Leone D'Oro alla 76ma Mostra del Cinema di Venezia.

La trama di Joker: Folie à Deux

Nella nuova pellicola di casa Warner/DC, stavolta a fare compagnia al celebre villain psicopatico, troviamo Lee Quinzel, una Harley Quinn completamente stravolta rispetto al personaggio originale creato da Bruce Timm e Paul Dini, non più psicologa del dipartimento di polizia di Gotham City ma paziente del manicomio di Arkham insieme ad Arthur. Personaggio sofferente per una grave sindrome di Stoccolma nei confronti del protagonista principale.

Interpretata da Stefani Germanotta, meglio conosciuta come Lady Gaga, qui a quanto pare perfettamente a proprio agio, dato che si tratta di un musical a tutti gli effetti, seppur con grosse tinte da thriller noir anni '40.

Dopo gli eventi del primo film, Arthur Fleck viene internato nel manicomio di Arkham, e, spostato nel reparto di musicoterapia, conosce la bella Lee Quinzel, e tra i due nascerà ben più di un'amicizia.

La critica alla società dei social

Che sia ben chiaro: chi si aspetta una trasposizione fedele del personaggio dei fumetti creato da Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson, si sbaglia di grosso e resterà molto deluso, nonostante alcuni rimandi e camei di altri personaggi molto noti. La pellicola, infatti, si prende molte libertà riscrivendo quasi completamente i personaggi principali, lasciandogli praticamente solo il nome.

Arthur Fleck, il protagonista che prende di peso il nome da uno dei più grandi capolavori del fumetto contemporaneo, ossia quel Batman: The Killing Joke scritto da Alan Moore, ha poco o nulla a che spartire con la sua controparte cartacea.

Già il corto animato iniziale, sembra quasi come uno sfondamento della quarta parete da parte del personaggio di Phoenix, mediante il quale il Joker si prende gioco del pubblico in sala. Ma non per ridicolizzarlo od umiliarlo, sia chiaro. Semmai, per essere una critica alla società moderna, quella società con manie di protagonismo ossessionata dallo stare perennemente al centro dell'attenzione tramite i vari social. Pertanto, questa pellicola va presa per quello che è: uno specchio.

Il pubblico, con questo film, non guarda altro che sè stesso.Se il primo film trattava in particolare il PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder, vale a dire il disturbo da stress post traumatico), in questo secondo capitolo vengono trattati ed esplorati disturbi altrettanto complessi, come il disturbo di personalità e la Folie à Deux del titolo, ovvero il compensare la propria malattia mentale con un'altra persona, un partner la cui frequentazione deleteria rende la propria condizione personale ancora più grave e rovinosa.

Regia e fotografia in Joker: Folie à Deux

Come nel primo film, anche qui la regia di Phillips cerca di valorizzare con primi e primissimi piani il volto segnato del protagonista, dal quale traspaiono le innumerevoli violenze fisiche e psichiche, viste anche nel primo capitolo del 2019, subite, come esplicato nel corso della pellicola, anche durante l'infanzia.

Violenze che lo hanno reso ciò che lui odiava di più e che è la vera feccia di Gotham.Vi è anche una velata critica al sistema sanitario americano e al come vengono trattati i pazienti dei reparti psichiatrici.

La condizione mentale precaria di Arthur si evince dalla fotografia fredda e un po' desaturata, ma anche dalle carrellate iniziali, che fanno percepire una certa aura di disagio emanata proprio dal protagonista, ma anche dal piano sequenza in strada verso la fine.

Come detto, Joker: Folie à Deux è una critica neanche tanto leggera ad una società che in tal modo dovrebbe riuscire a capire che la vita non è uno Short di YouTube o un video su TikTok, che forse pecca di un ritmo un po' lento e alcuni tempi morti nella parte centrale, ma che riesce a spiazzare completamente grazie a un finale inaspettato e abbastanza crudele.