Libero De Rienzo amava raccontare di come, ai tempi di Santa Maradona, il pubblico lo fermasse per strada chiamandolo semplicemente “Bart”, il nome del personaggio che interpretava nel film di Marco Ponti. Quella sua interpretazione – ironica, svogliata e brillante allo stesso tempo – aveva segnato un’intera generazione, tanto che molti ancora oggi lo ricordano così: il coinquilino caotico, il cinico dal cuore buono, l’amico che sembra aver sempre una battuta pronta, anche nei momenti più difficili. Eppure, dietro quell’immagine da eterno irregolare, c’era un attore di grande talento, capace di muoversi con naturalezza tra ruoli comici e drammatici, tra leggerezza e profondità.
Gli inizi e la formazione
Libero De Rienzo nasce a Napoli il 24 febbraio 1977, ma cresce a Roma, città in cui il padre - Fiore De Rienzo scomparso il 29 gennaio 2025 - lavora come giornalista e autore televisivo. Il suo ingresso nel mondo del Cinema avviene negli anni '90, inizialmente con ruoli minori, fino a ottenere maggiore visibilità nei primi anni 2000.
Il primo ruolo che lo impone all’attenzione del pubblico arriva nel 2001 con Santa Maradona, diretto da Marco Ponti. Nel film interpreta Bart, amico e coinquilino del protagonista, incarnando un personaggio disilluso e sarcastico, dallo stile di vita irregolare. La sua interpretazione gli vale il David di Donatello come miglior attore non protagonista nel 2002.
Negli anni successivi alterna ruoli tra cinema e televisione. Nel 2004 torna a lavorare con Marco Ponti in A/R Andata + Ritorno e nello stesso anno partecipa al film Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino, seppur con un ruolo minore.
Il passaggio alla regia e il cinema d’impegno
Nel 2006 firma la regia del film Sangue – La morte non esiste, in cui è anche attore e sceneggiatore.
La pellicola viene presentata al Festival di Roma, ma non ottiene grande riscontro commerciale.
Nel 2009 è protagonista di Fortapàsc, diretto da Marco Risi. Il film racconta la vicenda di Giancarlo Siani, giornalista de "Il Mattino" assassinato dalla camorra nel 1985. De Rienzo interpreta il ruolo con un’adesione realistica, restituendo la fragilità e il coraggio del giovane cronista.
La sua prova attoriale riceve apprezzamenti dalla critica.
La trilogia di Smetto quando voglio e gli ultimi lavori
Nel 2014 De Rienzo entra nel cast di "Smetto quando voglio", diretto da Sydney Sibilia. Il film, una commedia che ironizza sul precariato accademico, lo vede nel ruolo di Bartolomeo Bonelli, un chimico disoccupato che si unisce a un gruppo di ex ricercatori per sintetizzare e vendere una nuova droga. Il successo del film porta alla realizzazione di due sequel, Smetto quando voglio - Masterclass (2017) e Smetto quando voglio - Ad honorem (2017), in cui riprende lo stesso ruolo.
Negli ultimi anni partecipa a diverse produzioni, tra cui Una vita spericolata (2018) e Takeaway (2021), l’ultimo film girato prima della sua scomparsa.
La morte e le circostanze del decesso
Libero De Rienzo viene trovato privo di vita nella sua abitazione di Roma il 15 luglio 2021. L’autopsia confermerà un arresto cardiaco, con successivi accertamenti che evidenzieranno la presenza di sostanze stupefacenti nel corpo. La notizia suscita ampia eco nel mondo dello spettacolo, con molti colleghi che esprimono cordoglio per la sua scomparsa.
Da Elio Germano e Alessandro Gassmann: cosa avevano detto di lui
Nel giorno della sua morte, il 15 luglio 2021, l'attore e amico Alessandro Borghi aveva scritto: “Forse il mio primo set vero l’ho fatto con Picchio, tanti anni fa. La stima che mostrò nei miei confronti mi fece bene, mi alleggerì dal peso del giudizio a cui veniamo sottoposti ogni giorno, nella vita e in questo mestiere.
Grazie Picchio, non ti dico fai buon viaggio perché non credo si vada da nessuna parte, ma qui lasci qualcosa per un sacco di persone".
Alessandro Gassmann invece aveva scritto: “Non ci siamo mai incontrati su un set, ma mi emozionavi”. Elio Germano aveva letto pubblicamente una sceneggiatura inedita di Libero De Rienzo urlando alla fine: "Daje Picchio".