Bill si sveglia. Bill è di pessimo umore. Il cane ormai decrepito dei vicini, Titano, che di titanico ha ormai solo la cataratta, ha latrato ed abbaiato per tutta la notte, ad ogni sporadico passante abitatore delle tenebre. Bill adora le frasi colte come "abitatore delle tenebre", ma non le sfoggia come quegli idioti dei suoi compagni di classe per leccare le notevoli terga della professoressa. Costruire frasi colte nella sua testa però non consola Bill dalla totale assenza di sonno che gli ha provocato quel mal addestrato quadrupede. Bill spegne la sveglia con gesto pacato e si mette a sedere: lui non è come i suoi coetanei, che mettono venti sveglie al mattino e il bombardamento di Pearl Harbour come suoneria per trovare il coraggio di uscire dal mondo dei sogni.

Bill vive di solide realtà.

E la realtà di Bill fa schifo. Perché Bill è circondato da idioti.

In piedi

Bill si stropiccia gli occhi, posa i piedi per terra, si infila i calzini, si alza dal letto, esce dalla stanza per sbucare in corridoio, scivola e sbatte il naso sul muro: sua madre ha appena lavato il pavimento. Alle 6 e 50 del mattino. Bill si appunta mentalmente di chiedere con gentilezza alla madre di non farlo mai più, anche se in quella casa vige la legge marziale ed il dovere e la puntualità sono gli idoli sacri della sua famiglia. Per questo Bill è un ragazzo dalle maniere impeccabili. Per questo Bill è destinato a soffrire per tutta la vita, almeno finché vivrà sulla terra attorniato da umani (o pseudo-scimmie come le definisce lui).

Bill non impreca. Bill si alza a fatica con le lacrime che gli offuscano gli occhi, ingoia il suo dolore (cosa rara in un popolo di gente che grida e urla per una pellicina sbucciata), arranca verso il bagno come un reduce del Vietnam, si butta sul lavandino e lava via il sangue che sgorga strafottente dalle narici. Bill è intontito.

Bill è sfortunato: alle 7 spaccate parte il tosaerba dell'altro vicino. Sembra di averlo in casa. Bill fa un respiro profondo per calmarsi. Suo fratello Billino viene svegliato dal rumore e comincia a piangere. Mai una gioia. A Bill è lecito pensare "mai una gioia"; alla tizia con l'iphone, che in vacanza ai Caraibi le va lento Netflix, NON è lecito dire "mai una gioia".

Bill tornando in camera si imbatte in sua madre che si dirige verso Billino: " 'Giorno" "Buongiorno Bill. Hai un po' di sangue sullo zigomo" le risponde sua madre, e scompare nell'antro del figlioletto. Bill si veste e va in cucina, dove suo padre sta organizzando i suoi 4000 impegni giornalieri. Da piccolo Bill pensava che suo padre fosse un capo di stato per tutta la gente con cui lo vedeva parlare. Ma Billotto non è un capo di stato: Billotto è un editore. Un editore con un sogno: portare la cultura nella sua città. Per questo si spreme durante la settimana per organizzare eventi e meeting e conferenze per tentare di convertire una cittadinanza che si è ormai perduta in serie tv e instagram e alcool e lavoro ed edonismo ed il "nuovo modello" ecc ecc.

Don Chisciotte contro i mulini a vento. Un idealista. Bill pensa che Billotto si tenga così occupato per colmare un vuoto interiore, ma Bill non ha mai indagato troppo. I due si scambiano qualche parola, poi Bill indossa scarpe, sciarpa e giubbotto, urla un "ciao" ai suoi conviventi ed esce nell'aria fredda. Bill nota con piacere che Titano ha pitturato l'asfalto utilizzando la sua vescica non più tanto vigorosa e resistente come un tempo. Bill giunge alla fermata dell'autobus, poi accende il telefono ed entra su Facebook. La prima cosa che legge è un tweet di Trump: "It's freezing outside, where the hell is "global warming"??". Bill spegne Facebook. Ha già perso abbastanza fiducia nel genere umano per oggi. Bill si prepara ad un'altra giornata tra le scimmie.