La ‘ndrangheta viene ufficialmente riconosciuto come il più grande male del mondo dal punto di vista delle organizzazioni criminali.
La mafia calabrese, nata in provincia di Reggio Calabria ai tempi dell’era borbonica e dei primi timidi moti rivoluzionari dell’Italia di inizio ‘800 – come riporta anche lo scrittore francese Stendhal nel suo libro ‘Viaggio in Italia’ -, è la più potente del pianeta terra per numero di affiliati, per economia attiva, per capacità d’azione e per dominio territoriale. Per un'accurata descrizione che ne racconti la storia dagli albori ai giorni nostri, si rimanda alle opere del Pubblico Magistrato Nicola Gratteri e di Antonio Nicaso, giornalista e docente universitario che racconta il mondo ‘ndranghetista da diversi anni.
Di seguito i cinque motivi per cui la ‘ndangheta, nel corso degli anni, è diventata la mafia più potente di tutti i tempi, nonché la più pericolosa.
1) Estensione
Innanzitutto, è l’unica associazione criminale di stampo mafioso presente in tutti e 5 i continenti. Un record di cui l’Italia non può andare fiera, ma al tempo stesso non si può che rimanere basiti di fronte a una simile potenza d’espansione. Sotto certi aspetti – e prego al lettore di prendere l’esempio con le pinze – si può tranquillamente paragonare al Colonialismo d’inizio ‘900, considerando che proprio all’inizio di quel secolo i boss, o i loro ‘picciotti’, hanno cominciato a muoversi oltremare. Con la differenza che la ‘ndrangheta ha avuto successo: 19 ‘ndrine – ovvero cosche mafiose della ‘ndrangheta gestite da una famiglia – registrate in Australia, 14 in Colombia, 13 in Germania, 10 in Canada e un numero imprecisato tra le Antille Olandesi, la Thailandia e il Togo.
E poi ancora (in base alle attività illecite legate al riciclaggio di denaro e affari di ogni sorta): Stati Uniti, Perù, Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Bolivia, Regno Unito, Paesi Bassi, Russia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Polonia, Austria, Svizzera, Senegal, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Sudafrica, Somalia, Kenya.
2) La cocaina
Secondo il rapporto 2013 di Europol (l’Agenzia dell’Unione Europea che si occupa di lottare il crimine all’interno del continente), la ‘ndrangheta è la padrona del traffico di questa droga pesante, che nei primi anni dell’attuale decennio aveva un processo di lavorazione che partiva dal Sud America, proseguiva verso le coste del Nord Africa per formare i ‘panetti’ – ossia porzioni tagliate di cocaina del peso di un etto – e infine veniva smerciata in tutto il mondo: il prezzo italiano oscillava tra gli 80 e i 90 euro al grammo.
Naturalmente, nel corso del tempo la ‘ndrangheta ha continuato a modificare prezzi, percorsi e qualità del prodotto lavorato, per avere più guadagno e maggiore possibilità di non venire intercettata dalle forze dell’ordine.
3) L'incredibile capacità di adattamento
A differenza di qualsiasi altra mafia, la ‘ndrangheta è riuscita a resistere a ogni grande sconvolgimento mediatico, senza mai alzare troppo il tiro o provocare grande rumore nell’opinione pubblica, o quantomeno non più del necessario. Basti pensare che le famose stragi di Stato, che hanno raggiunto l’apice con le morti dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono state realizzate da Cosa Nostra, la mafia siciliana. E per questo motivo, Cosa Nostra ha dovuto abbassare notevolmente il tiro, non senza avere forti ripercussioni negli affari.
Stesso discorso per la Camorra, sia con i periodi di forti tensioni interne nella Campania e omicidi di forte impatto mediatico -come quello del giovane giornalista Giancarlo Siani, morto il 23 settembre 1985 in seguito al suo continuo indagare attorno al clan Nuvoletta -, sia per l’attività divulgativa intensa e inaspettata di Roberto Saviano, che con Gomorra ha riacceso i riflettori di un teatro che si stava spegnendo per il disinteresse dell’opinione pubblica. Ma la ‘ndrangheta, queste cose, non le ha mai passate per davvero. Nessuno alzò davvero un polverone quando dal luglio del 1970 al febbraio del 1971 una rivolta popolare, in seguito alla decisione di collocare il capoluogo regionale a Catanzaro invece che a Reggio Calabria, portò l’Esercito Italiano a contrastare i moti: una forte influenza mafiosa nella politica storicamente riconosciuta riuscì a ‘scindere’ il potere amministrativo e politico – affidato a Catanzaro - con la gestione economica della Regione affidata alla città di Reggio, per mezzo del Consiglio Regionale.
L’opinione pubblica non disse granché nemmeno durante la prima guerra di ‘ndrangheta, svoltasi tra il 1974 e il 1977 e per la quale caddero più di 200 persone, e la seconda, svoltasi tra il 1985 e il 1991 e che provocò la morte di circa 700 individui. Non si sconvolse così tanto persino quando si venne a sapere, nel 1994, si scoprì che il famoso ‘Golpe Borghese’ del 1970 – durante il quale il generale di estrema destra Junio Valerio Borghese volle occupare Roma con qualche carro armato per proclamare un autentico colpo di Stato, ma tutto venne vanificato poco prima dell’effettiva attuazione del piano - vide nella sua ideazione lo zampino della ‘ndrangheta. In poche parole, la mafia calabrese stava per conquistare l’Italia.
Eppure, nemmeno questo è bastato al mondo per esplodere in un moto rivoluzionario completo.
4) L'addio alla vecchia mafia
Se le altre mafie italiane, nel bene o nel male, possiedono ancora gli stessi schemi organizzativi e facilmente riconoscibili nell’immaginario collettivo, bisogna sottolineare che l’espansione della ‘ndrangheta è stata possibile proprio per questo cambio di rotta nei comportamenti sociali e nelle relazioni politico-economiche. Il modello ‘ndranghetista, difatti, è divenuto un prodotto da esportare altrove, gettando le basi ovunque, come una vera e propria multinazionale. I mafiosi sono sempre più laureati, dirigenti, colletti bianchi che agiscono all’interno dello Stato. E’ gente colta, preparata e, purtroppo anche per questo, insospettabile.
Per comprendere la ‘ndrangheta, infatti, è necessario capire che sono finiti i tempi delle coppole, delle lupare e del dialetto calabrese sempre e comunque. Ormai la ‘ndrangheta si arricchisce sempre più con gli appalti, la sanità, le imprese, gli scambi di voto politici, le piccole e grandi operazioni a livello industriale, le migliaia di società usate come lavatrici per ripulire i soldi e fornite di appositi e infiniti prestanome. Un sistema ben collaudato, una matassa molto difficile da sbrogliare.
5) La servitù volontaria dei politici e la sfiducia degli imprenditori nei confronti dello Stato
Il potere decisionale e l’economia sono i due fattori decisivi per accrescere il potere di un’organizzazione criminale.
E per il timore di non poter cavalcare qualcosa di così ben insidiato e potente, o semplicemente per trarne dei vantaggi, secondo molti magistrati – operativi soprattutto nel Nord Italia – si è invertito il concetto di ‘alleanza’: non sono più i mafiosi a recarsi dai politici e dagli imprenditori, ma il contrario. Su 10 persone che possiedono un’attività, stando alle fonti istituzionali, 9 chiedono aiuto per non affondare, ottenendo agevolazioni, concorrenza bruciata o evitando di pagare determinate tasse. E i politici, sapendo quanto potere possono sfruttare con l’azione mafiosa, stringono rapporti con le ‘ndrine sempre più frequentemente, per avere in cassaforte la propria poltrona o le proprie operazioni.