La ricerca dalla felicità è l’obiettivo di tutti gli uomini, dalla notte dei tempi. Spesso ci troviamo invischiati in situazioni difficili per provare a raggiungere una sorta di mezza felicità, una felicità apparente, oppure piena ma troppo breve. Non pochi esseri umani sarebbero disposti a tutto pur di arrivare a sfiorare con la punta dei polpastrelli la sostanza fumosa ma densa della felicità vera e duratura, anche se poi verrebbe da domandarsi se l’animo umano sarebbe davvero pronto ad accogliere una tale pienezza, se sarebbe addirittura davvero predisposto ad una cosa simile.

Fatto certo è che la ricerchiamo in varie forme, spasmodicamente e pensiamo sempre che gli altri (questo agglomerato indefinito che spesso inseriamo nei nostri discorsi) siano più felici di noi. Tuttavia, senza perdersi in discorsi esistenziali, si riprendano le nozioni di ambito psicologico.

Felicità: la psicologia insegna come perseguire l'obiettivo

A proposito di 'felicità', è bene indicare due concetti contenuti nei testi di Psicologia generale e psicologia sociale e cognitiva, un paio di concetti abbastanza trasversali in queste materie, oltre che di grande aiuto.

Stiamo parlando di agentività e autoefficacia. Il concetto di agentività consiste nella capacità di saper agire in maniera attiva, cosciente, consapevole sull’ambiente in cui si vive, trasformando gli ambienti, i contesti e le circostanze per renderli più aderenti alle proprie necessità e bisogni.

Secondo la teorizzazione di Bandura, l’agentività umana opera in un sistema causale che coinvolge tre classi interdipendenti:

  • i fattori personali interni, costituiti da elementi cognitivi, affettivi e biologici
  • il comportamento messo in atto in un dato contesto
  • gli eventi ambientali che circoscrivono l’individuo e la condotta

Questo interscambio attivo tra soggetto e ambiente aumenta, come conseguenza diretta, il senso di autoefficacia, ossia il senso di essere attivi operatori e padroni della propria vita, che il destino non esiste e siamo noi a scriverlo per noi (per dirla con una frase banale).

Per me è importante avere il senso di appartenenza a dinamiche esterne più grandi di noi, nelle quali siamo invischiati per il semplice fatto di essere qui ora, e la consapevolezza del dovere di prenderne parte in maniera attiva e produttiva per dare forma a noi e ai nostri ambienti, ed evitare di lasciarsi andare alla passività catatonica di una vita gestita da altri.