La musica, ossia l’arte delle Muse, è un’attività intrinseca nel DNA umano e fin da quando abbiamo popolato questo pianeta abbiamo iniziato a produrne, inizialmente facendo sbattere dei bastoncini tra di loro fino ad arrivare alla moderna musica elettronica. Ma a cosa si deve questa caratteristica di universalità? Sicuramente alla sua capacità di trasmettere le stesse emozioni, più o meno, in qualsiasi essere umano indipendentemente dalla cultura e dal suo modo di vivere. Idea confermata da Samuel Mehr della Harvard University, il quale ha dimostrato l’esistenza di strutture musicali fortemente in relazione con alcune Emozioni: nella sua analisi statistica è venuto fuori che, in generale, l’idea della canzone che si erano fatti i partecipanti corrispondeva al suo scopo originale, anche se essi non avevano familiarità con la tipologia di musica ascoltata.

Il coautore dello studio, Manvir Singh, ha spiegato che i risultati dimostrerebbero la presenza nella musica di schemi fondamentali che trascendono le nostre profonde differenze culturali e che le nostre risposte emotive e comportamentali agli stimoli estetici hanno una notevole stabilità in popolazioni ampiamente divergenti.

Emozioni e musica

Cosa ascoltare quando si è tristi? A rigor di logica, quando si è abbattuti e di mal umore, dovremmo ascoltare musiche allegre o perlomeno attive, per provare a tirarci un po’ su, eppure molti finiscono per infognarsi ancora di più ascoltando pezzi drammatici e malinconici. Tutto ciò avviene perché ci facciamo guidare dal subconscio, da ciò che il nostro corpo ci chiede, non attiviamo la ragione e ci facciamo trascinare dalla mente, che ha bisogno di dosi sempre maggiori di pessimismo.

L’ovvio consiglio che si dà è di essere razionali e di non farsi guidare da emozioni negative che peggiorano soltanto lo stato d’animo.

Cosa ascoltare quando si è contenti? Come nella risposta precedente, anche qui siamo guidati dal subconscio che ci porta ad ascoltare musiche dal testo e dall'armonia positive. Tutto ciò ci permette di mantenere quello stato di ottimismo che stiamo provando, in quanto il cervello risponde in modo automatico alle onde musicali a cui è sottoposto, ad esempio, un suono movimentato porterà necessariamente una risposta del corpo a muoversi.

La musica come medicina

Studi dimostrano come la musica, o meglio fare musica, aiuterebbe alcune funzioni celebrali in bambini e adulti: i musicisti adulti rispetto ai non musicisti hanno mostrato migliori prestazioni per quanto riguarda la flessibilità cognitiva, la memoria, e la fluenza verbale. Queste abilità, denominate abilità di funzionamento esecutivo, sono quelle collegate alla capacità di fare scelte, piani e strategie efficaci, di essere flessibili ai cambiamenti e di elaborare in modo più rapido ed efficiente le informazioni.

Altri benefici arrivano dagli esperimenti di Zuk sulla correlazione tra musica e miglioramenti cognitivi: tali studi hanno infatti dimostrato come le abilità percettive musicali sarebbero correlate con precoci capacità di lettura e di elaborazione fonologica in bambini di età della scuola materna.