Quante volte vi sarà capitato di sentir dire da qualcuno che i tattoo non devono mai essere fatti in numero pari? Sicuramente il popolo di internauti tatuati potrà capire di cosa stiamo parlando: chiunque ospiti sul proprio corpo uno o più tatuaggi, infatti, almeno una volta nella vita, avrà ricevuto la fatidica domanda (e, aggiungeremmo, anche abbastanza spinosa): "Ma quanti tatuaggi hai?" e guai, dico, guai se la risposta contempli in sé la possibilità di rivelare al nostro interlocutore che sotto l'epidermide nascondiamo 2, 4 o 6 disegni inchiostrati.

"Ma come, non lo sai che i tatuaggi devono essere dispari?" questo è generalmente il secondo interrogativo retorico che segue il precedente. "Ora dovrai farne subito un altro, altrimenti, quelli pari che già hai, ti porteranno sfortuna". E così di continuo: le conversazioni funzionano grosso modo così: un botta e risposta a tranello, che s'attorciglia e si ripete, riproponendo sempre la stessa cantilena uguale, retorica, forse anche un po' scontata ma, soprattutto, priva di una spiegazione sensata... Ma perché i tatuaggi devono essere dispari? Dove sta scritto? Chi ce l'ha imposto?

Perché i tattoo devono essere dispari

Oggi proveremo insieme a trovare risposta a questo interrogativo, inoltrandoci nell'ispido e non sempre certo territorio dei miti, delle superstizioni e delle leggende metropolitane.

Sarà un viaggio a ritroso, che ci porterà ai primi anni del 1800. Sì, perché le prime notizie circa la necessità di portare indosso un numero dispari di tatuaggi, hanno origini antiche, al punto, da essere riuscite a volare veloci, di bocca in bocca, per oltre due secoli. Ma, facciamo un passo indietro: prima che la leggenda diventasse mito, qual è stata l'origine della sua diffusione?

Storie di marinai tatuati

I marinai d'inizio '800 erano soliti imprimere sul proprio corpo disegni ricchi di significato, generalmente legati a simbologie di buon auspicio, affinché potessero essere protetti durante i loro viaggi. La prassi era sempre la solita: ci si tatuava alla vigilia dell'imminente partenza e non appena la nave giungeva a destinazione.

Il terzo della serie, poi, veniva effettuato dal marinaio quando, dopo essere stato lungamente lontano da casa, poteva riabbracciare la propria famiglia. E così via: ogni nuova partenza, contemplava quindi un tris di tatuaggi che ne avrebbero scandito il ritmo, la durata e l'attesa.

Dalla leggenda al mito moderno

Avere un tatuaggi in numero pari, quindi, stando a questa tipica usanza dei marinai, corrispondeva all'essere ancora in viaggio, ancora lontano dai propri affetti, dunque dal bene e dai propri familiari. Mentre, al contrario, gli uomini di mare che portavano indosso un numero dispari di tattoo erano quelli che, dopo tanto vagare, erano riusciti finalmente a ritornare a casa, sani, salvi e sereni.

Per questo motivo, oggi, trasportando tale credenza ai giorni nostri e rendendola di più ampio respiro, molti continuano a credere che i tattoo pari non siano mai favorevoli alla buona sorte e che, al fine di direzionare verso di sé la fortuna, sia necessario che i tatuaggi non vadano mai in coppia tra loro, ma che siano custoditi dalle epidermidi inchiostrate sempre, e rigorosamente, in numeri spaiati.