La felicità, così come l'amore, si sa che non può essere misurata, non essendo ovviamente un dato oggettivo e concreto come qualsiasi altro oggetto. Eppure un gruppo di scienziati ha voluto cogliere la sfida e provare a quantificare la felicità, utilizzando e confrontando i dati di 3 strumenti.
I social network
Negli ultimi due decenni, le piattaforme digitali hanno progressivamente preso il sopravvento, fino a diventare non solo - e spesso in modo inadeguato e violato - luoghi di confronto personale, dibattito e propaganda politica, incontri virtuali romantici e amichevoli, ma anche un vero e proprio diario, fatto non più di pagine di carta, ma di uno schermo bianco da riempire.
Ed è così che centinaia di milioni di persone hanno cominciato ad utilizzare i social network per esprimere le loro emozioni, raccontare la propria giornata, condividere i ricordi più intimi e le riflessioni più profonde: pensate agli stati di Facebook che, peraltro, ha aggiunto, sin dal 2014 negli Stati Uniti e da un paio di anni in Italia, le emoticon animate con cui poter reagire ad un commento o ad un post, ognuna delle quali corrispondente ad un'emozione.
Questi aggiornamenti hanno consentito al team di scienziati di calcolare il grado di felicità degli utenti, osservando innanzitutto come i post felici generino post felici, e come la positività di questi ultimi sia stranamente legata anche al cambiamento dell'ora legale: subito dopo lo sfasamento, i "reclami" sono aumentati del 25%, per poi scendere nuovamente del 20% dopo la prima giornata trascorsa in seguito al cambiamento d'orario.
Nonostante l'impero mediatico costituito da Facebook, non bisogna dimenticarsi di Twitter ed Instagram. I ricercatori dell'Università del Vermont hanno analizzato i post più felici di entrambi i social network, concludendo che, per quanto emerge dalla positività e dalla negatività di più di 80 milioni di parole usate, le realtà più felici sono le Hawaii, il Maine, il Nevada, lo Utah e il Vermont, mentre quella più triste è la Louisiana.
Su Instagram, la ricerca è stata filtrata e indirizzata sui sorrisi delle foto facciali "geo-taggate". Per quest'analisi non sono stati considerati i sorrisi "a labbra strette", e non è stato preso in considerazione il fatto che, in alcuni Paesi, è considerato culturalmente poco accettabile sorridere mostrando i denti, o che non tutti i sorrisi mostrati in foto fossero genuini.
Nonostante ciò, il Paese più felice è risultato il Brasile, mentre il Giappone e Città del Vaticano sono stati etichettati come i più tristi.
La felicità nazionale lorda
Cosa significa? Semplicemente che alcuni Stati, come quello del Bhutan, controllano il grado di soddisfazione e di felicità dei propri cittadini non tramite i social network, ma attraverso accurate analisi e sondaggi sul benessere psicologico, fisico, sul grado d'istruzione, sulla qualità della vita e l'uso del tempo, tenendo conto delle differenze culturali e di resilienza.
La storia della felicità
Anche questo può essere un buon metodo per capire come la concezione della felicità sia cambiata nel tempo, e quindi quanto sia rilevante al giorno d'oggi.
A tal proposito, i ricercatori dell'Università della Virginia hanno analizzato la definizione di felicità di 30 diverse nazioni, ma non solo: hanno anche monitorato il ricorso a questa parola sin dai libri del 1800 e fino al 2008, utilizzando il visualizzatore di Google Ngram.
In definitiva, è emerso che il termine "felicità", fino alla metà del secolo scorso, coincideva con una buona sorte o con il benessere fisico, mentre oggi viene inteso come ricchezza interiore.