Martina Attili - la giovanissima cantantautrice che ha partecipato a X-Factor di quest'anno - ha esordito alle audizioni con una sua canzone, Cherofobia, sbalordendo ed emozionando giudici e spettatori. Il testo della canzone è di forte impatto e le parole espresse da una ragazza così giovane fanno ben riflettere su una tematica così importante: è davvero possibile aver paura della felicità?

Effetti di questa patologia

Difficile è spiegare in cosa consista nello specifico la cherofobia. Così come il testo della canzone dice: "Come te la spiego la paura di essere felici quando non l'hanno capita nemmeno gli amici?

".

La cherofobia è la paura di vivere eventi positivi che possono concludersi troppo in fretta, portando a uno stato di sofferenza. Si tratta di un vero e proprio stato di ansia indotto dal timore di poter costantemente vivere eventi negativi come conseguenza sulla felicità. Attualmente non si tratta di una malattia registrata nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders come un vero disturbo mentale, ma è pur sempre una condizione in cui vivono alcune persone che fuggono dalla positività, rinchiudendosi in un mondo fatto di apatia per non rischiare di soffrire. Così come riporta Healthline, la cherofobia è una forma di paura che si manifesta nel momento in cui una persona prova un'avversione irrazionale verso la felicità.

Chi è affetto da cherofobia non fa altro che scappare da situazioni che possono portare alla felicità, rinunciando a tutto ciò che fa stare bene con la convinzione irrazionale che possa indurre a eventi spiacevoli: eventi sociali, uscite con gli amici, feste, cene e concerti, nascondendo quello che è il loro reale stato emotivo.

Sarebbe opportuno affidarsi a degli specialisti per cercare di risalire alla fonte del proprio disagio ricorrendo a una terapia cognitiva.

I sintomi

Il soggetto cherofobico non si priva del raggiungimento di propri obiettivi o mete, ma lo fa con un senso di angoscia che lo assale perennemente. Non risultano, però, studi certi sulle radici della cherofobia, ma secondo la psichiatra Carrie Barron sembra che sia riconducibile al periodo dell'infanzia durante il quale si subiscono punizioni o determinate umiliazioni che lasciano il segno nella mente del bambino.

Infatti, inconsciamente il cervello è in grado di registrare delle associazioni, portando alla paura di determinate situazioni semplicemente perché collegate a eventi "traumatici".

Se descrivere il disturbo in sé per sé risulta complicato, ancor di più sarà riconoscere un cherofobico. Chi soffre di questo disagio non manifesta il proprio dolore apertamente, ma rifiuterà degli inviti a degli eventi che possono risultare particolarmente piacevoli. Si rinchiude in se stesso, ma non sembra triste o sofferente. Può sembrare una persona riservata, timida, introversa e agisce solo su se stessa, scappando da situazioni positive con il timore che possano essere seguite da una punizione o da un evento negativo. Probabilmente chiunque può avere amici cherofobici intorno senza rendersene conto, proprio perché è un disagio che agisce in silenzio.