Nel secolo scorso, diversi Paesi in tutto il mondo hanno dovuto subire regimi dittatoriali che hanno provocato non solo tracolli nell'economia di diverse nazioni, ma soprattutto la sofferenza per povertà, incarcerazione, deportazione e morte di milioni di persone. E molti di questi dittatori sono poco ricordati nei libri di storia.
Le Duan - Vietnam
Nato il 7 aprile 1907, Le Duan è stato segretario generale del partito comunista del Vietnam dal 1960 al 1986. In questi 26 anni, pur non essendo formalmente un capo di Stato, Le Duan fu responsabile della "supervisione" delle purghe attuate nel Vietnam del Sud dopo l'occupazione da parte dei nordvietnamiti: si calcola che abbia fatto incarcerare non meno di due milioni di persone mentre altre 800mila hanno tentato la fuga dal Paese via mare. E' morto ad Hanoi il 10 luglio del 1986.
Ian Smith - Rhodesia
Ex pilota militare della Raf, ha combattuto nella II guerra mondiale e venne anche decorato: Ian Smith è stato la guida della Rhodesia (oggi Zimbabwe) nella secessione dall'impero britannico. Nominato primo ministro, istituì un sistema politico basato sulla segregazione razziale che perdurò dal 1965 al 1979: il Paese venne guidato dalla minoranza bianca nonostante costituisse solo il 4% della popolazione. Durante questi 15 anni, la Rhodesia visse lunghi e sanguinosi periodi di guerra civile.
Ramfis Trujillo - Repubblica Dominicana
Successore del padre Rafael Trujillo, dominatore assoluto della Repubblica Dominicana per 30 anni, Ramfis rimase al potere per soli cinque mesi, sufficienti per attuare una durissima repressione contro chi sospettava essere gli autori della morte del padre e sui loro fiancheggiatori. Fuggì in Spagna alla fine del 1961 a bordo del suo yacht dove era presente anche la bara del padre, che custodiva però ben 4 milioni di dollari in contanti e gioielli.
Michel Micombero - Burundi
Dittatore del Burundi dal 1966 al 1976. Dopo aver abolito la monarchia e costretto il re all'esilio, fu responsabile di tensioni tra le etnie Tusti e Hutu che sfociarono in una insurrezione di questi ultimi nel 1972: la conseguente repressione causò tra i 150mila e i 300mila morti. Rovesciato da un colpo di Stato nel 1976, morì in esilio a Mogadiscio nel 1983.
Jorge Rafael Videla - Argentina
Salì al potere con un golpe nel 1976 e per i successivi cinque anni guidò una giunta militare che, aboliti tutti tribunali, gestì l'Argentina con spietata ferocia. I sospetti sovversivi venivano fatti sparire (desaparecidos) e di loro non si trovava più nessuna traccia: di calcola che il regime fece tra le 15mila e le 30mila vittime. Arrestato e condannato all'ergastolo, graziato ma poi di nuovo condannato, è morto in carcere nel 2003.
Francisco Macías Nguema - Nuova Guinea
Autodichiaratosi presidente a vita della Nuova Guinea nel 1968, per undici anni governò la piccola ex colonia britannica con sistemi sanguinari: dei circa 300mila abitanti del Paese, quasi 100mila furono uccisi, incarcerati o mandati in esilio. Famoso per tenere grandi somme di danaro nascoste sotto il suo letto, fu rovesciato da un colpo di Stato guidato dal nipote Teodoro Obiang nel 1979 e giustiziato. Obiang è ancora oggi dittatore della Nuova Guinea.
Radovan Karadžić - Repubblica Serba
Presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina dal 1992 al 1996, sconta oggi l'ergastolo dopo essere stato riconosciuto quale responsabile del massacro contro i musulmani serbi avvenuto nel quattro anni della sua presidenza. Solo in occasione dei tre giorni dell'attacco a Sebrenica nel luglio del 1995, i soldati bosniaci, guidati dal famigerato generale Ratko Mladic, si resero responsabili della morte di oltre 8mila persone.
Carlos Manuel Arana Osorio - Guatemala
Dal 1954, dopo un primo colpo di Stato, al 1996 sono stati diversi i "presidenti" militari del Guatemala. Carlos Manuel Arana Osorio è ricordato perché negli anni dal 1970 al 1974, quando era alla guida del Paese, le azioni per soffocare la ribellione armata e per perseguitare gli studenti non allineati al regime provocarono la morte o la scomparsa di circa 20mila persone.