Sahar Gul è una quindicenne afghana, di cui si è parlato nei giornali ultimamente in quanto protagonista di una brutta storia nel suo paese. La ragazzina è una delle spose bambine che in molti paesi del mondo islamico vengono date in mogli sin da piccole a uomini o giovani sopra i 30 anni. Usanza barbara che nel mondo islamico sta diventando sempre più ricorrente.
Ha lottato come ha potuto per decidere del suo futuro, ha rischiato la vita per aver detto no all'ordine del marito di prostituirsi. Pestata a sangue è finita in ospedale a Kabul, la faccia gonfia di botte, il collo tumefatto, l' orecchio bruciato da un ferro da stiro, così debilitata da star sulla sedia a rotelle, le mani senza unghie perché strappate dai suoi torturatori.
Sahar data sposa dalla sua famiglia a Gulam Sakhi, era riuscita a scappare e chiesto aiuto ai vicini che hanno denunciato il marito alla polizia di Puli Khumri, nel Baghlan, la giovane viene fatta ritornare in famiglia con la promessa da parte di questa che gli abusi finissero.
Sahar rinchiusa in cantina, viene maltrattata e malnutrita nuovamente finché un parente lontano è arrivato e ha avvisato le autorità. Per placare lo scandalo hanno cercato un accordo per evitare la stampa: in Afghanistan le donne sono cose e simili alle bestie, chi chiama la polizia subisce ulteriori abusi, stupro e molestie, per poi essere rimandata a casa dalla prima famiglia ed essere dimenticata come una delle tante ribelli alla famiglia e al marito.
Le foto di Sahar Gul hanno fatto il giro del mondo, il presidente afghano Hamid Karzai ha ordinato una commissione d'inchiesta e il ministro della Sanità ha dato la sua solidarietà alla giovane: il marito torturatore è ora ricercato e il resto della famiglia è agli arresti. Ma la mentalità non cambia, nonostante l'approvazione di una legge che punisce la violenza domestica le tradizioni sono dure a morire.
Non si tratta di una situazione solo dell'Afghanistan ma anche di altri paesi arabi: di alcuni mesi fa dallo Yemen, la storia di Rawan, bimba di appena 8 anni venduta dalla famiglia a un quarantenne, lei è morta ma rimarrà nei cuori il suo video, ma il marito che fine ha fatto? Un giornalista freelance diffonde la notizia negata dalle autorità, secondo l'Unicef il 14% delle yemenite sono date in dote prima dei 15 anni e il 52% delle under 18.
E che dire dei paesi quali Pakistan, India, Emirati Arabi, Iran e Arabia Saudita e di tutte le zone del Medio Oriente? Sono zone che negano diritti alle donne e da cui giorno dopo giorno anche zone del nord del mondo occidentale stanno prendendo l'abitudine: anche uomini dei paesi evoluti, non a caso in Italia il caso della ragazza deturpata con l'acido ha avuto una pena esemplare.
In questi paesi così severi legislativamente, prima o poi finiranno per intervenire con misure più dure perché il livello di crudeltà contro le donne è fuori misura: sono necessari interventi e la fortuna per molte di loro spesso è la presenza di stranieri che divulgano notizie che altrimenti rimarrebbero sepolte.