I dati diramati di recente sui tumori sono inquietanti: ci si ammala sempre di più, sebbene ci si guarisca anche di più. In alcune regioni come la Campania, poi, l’avanzamento dei tumori ha raggiunto ritmi esponenziali, specie in zone come quelle tra Napoli e Caserta, per troppi anni alla mercé di sostanze tossiche e abusi ambientali. Comunque, una bella scoperta che dà ottimismo per il futuro ci giunge da Torino. Dove uno studio ha scoperto una proteina che protegge dal Tumore mammario. In particolare, dal suo sviluppo e quello delle metastasi.

Vediamo più approfonditamente in cosa consiste questa ricerca effettuata a Torino sul tumore mammario e la proteina che ne frena la progressione.

Tumore mammario, la proteina che lo rende pericoloso

La ricerca è come detto tutta torinese, dato che ha visto la collaborazione tra il dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute dell'ateneo locale e la Città della Salute. Ed è stata appena pubblicata sulla rivista internazionale Nature Communication. Partiamo col dire che il tumore mammario colpisce una donna su sette. Uno dei suoi sottotipi – in un caso su cinque – si basa sulla quantità di proteina ERBB2 (nota anche col codice HER2), innescata dall’aumento del numero di copie del gene.

Questa proteina innesca il tumore mammario giacché fa impazzire lo sviluppo di cellule. E, al contempo, permette alle cellule tumorali di sopravvivere, favorendo altresì la loro fuoriuscita dal tumore mammario principale. Il che dà luogo a metastasi che raggiungo altri organi. Il tutto, rende il tumore mammario in stato avanzato e difficile da curare.

Tumore mammario, come lo studio ha ideato una proteina che protegge donna

Fatta questa doverosa premessa, passiamo ai meriti della ricerca. Essa ha individuato e caratterizzato un meccanismo di protezione dagli effetti dannosi prima esposti della proteina ERBB2. Così facendo, il carcinoma diventa meno aggressivo e le metastasi si formano con meno probabilità.

Si arriva a questo risultato mediante la proteina p140Cap, che si trova nella metà dei casi delle pazienti affette. Così facendo, i ricercatori hanno ottenuto altri importanti risultati: ovvero un nuovo marcatore predittivo della malattia. Così da facilitarne anche la prevenzione in quelle donne che non hanno il succitato tipo di proteina, ma anche in quelle esposte a forme tumorali più aggressive. Da Torino dunque una nuova speranza nella lotta al tumore mammario.