Sergio Tacchini era un tennista, classe 1938, capace di battere in un campionato italiano Nicola Pietrangeli, non proprio uno qualunque, e di far parte per ben 5 anni della Nazionale Azzurra partecipando ad altrettante edizioni della Coppa Davis, il trofeo a squadre per nazioni del tennis.

Una volta conclusa la carriera tennistica, Sergio comincia una nuova sfida, quella dell'imprenditoria nel settore dell'abbigliamento, sportivo ma non solo. Decide di dare il proprio nome all'azienda, Sergio Tacchini appunto; un marchio che fin dalla nascita si distingue per qualità.

Un marchio rivoluzionario, perché è il primo a portare i colori nell'abbigliamento dei tennisti, che fino alla metà degli anni sessanta, erano soliti giocare con completi di colore esclusivamente bianco. Un'azienda importante che ha sponsorizzato alcuni tra i più grandi tennisti di sempre. Ne cito solo alcuni: Jimmy Connors, Ilie Nastase, John McEnroe, Pete Sampras, Martina Hingis, Flavia Pennetta e in ultimo, ma non ultimo evidentemente, Novak Djokovic attuale numero 1 al mondo.

Ma la Sergio Tacchini non è solo tennis, le sponsorizzazioni si estesero anche in altri sport come la Vela, lo Sci, il Golf; il marchio si legò anche al nome importante di Ayrton Senna, campionissimo di F1.

Tacchini riuscì a creare un brand capace di “raggiungere un fatturato aggregato di Gruppo nel 1992 di circa 220 miliardi (di lire), con poco meno di 450 addetti fra Italia ed estero” come recita l'onorificenza di Cavaliere del lavoro conferitagli dal Presidente della Repubblica.

Con l'avvento degli anni 2000, cominciarono anche le difficoltà economiche e con la crisi, la società fu venduta al gruppo cinese Hembly, che però mantenne la denominazione e l'italianità del brand. Decisione che sembra non venir replicata oggigiorno. E' ufficiale infatti che entro il prossimo 24 gennaio chiuderà l'ultimo negozio di Castelletto Ticino (Novara) ed entro febbraio gli ultimi dipendenti rimasti verranno lasciati senza lavoro. Il nome dell'azienda verrà cancellato. Se ne va così, purtroppo, un pezzo di storia del Tennis e dello sport più in generale; se ne va così un pezzo d'Italia.