"A Melfi - ha ricordato Monti - nel '93 è nata la Punto, oggi nasce punto e a capo, cioè una svolta, una ripartenza nel rapporto tra la FIAT e l'Italia". Queste le parole dell'ex Premier a Melfi, stabilimento storico del Lingotto, dove è giunto accompagnato da John Elkann, Sergio Marchionne e l'applauso generale degli operai presenti.

Il governo italiano conferma di credere nel progetto FIAT, nonostante i numerosi dissensi che arrivano in continuazione da alcuni partiti politici e dai sindacati. Marchionne dal canto suo s'impegna a mantenere i diversi impegni presi col Paese, anzi rilancia: “L'investimento complessivo della Fiat – a Melfi – sarà di un miliardo di euro.

Sarà l'unico stabilimento al mondo a produrre il piccolo SUV Jeep”. Non mancano nemmeno i ringraziamenti del CEO per il lavoro svolto dal governo in questi mesi: "Siamo riconoscenti a Monti per ciò che ha fatto".

Ora, dalle parole ai fatti il percorso è lungo e tortuoso, non è la prima volta per l'appunto che i vertici del Lingotto affermano di voler investire e produrre nel bel Paese salvo poi ripensarci e puntare di più su altri Paesi, soprattutto gli USA nell'ultimo periodo. Elkann dal canto suo, è di tutt'altro avviso e spiega come l'acquisizione di Chrysler fosse necessaria: “Si dice che l'alleanza con Chrysler ha tolto qualcosa all'Italia. Qui dimostriamo il contrario. Senza questa alleanza l'investimento di Melfi non sarebbe stato possibile”.

Attualmente lo stabilimento in provincia di Potenza conta più di 5.500 dipendenti e dal 1991, anno in cui è nato, ha sfornato oltre cinque milioni e mezzo di vetture, tra le quali modelli di successo come la Punto e la Ypsilon e per il futuro, come illustrato nel piano d'investimento, è prevista la produzione di due SUV di piccole dimensioni con marchi Fiat e Jeep.

Si vedrà se Fiat manterrà le promesse e se “in 3-4 anni raggiungeremo – come gruppo -  il pareggio delle attività in Italia e in Europa” come ha dichiarato Marchionne. L'Italia ha fatto il suo per Fiat, ora la palla passa a Torino.