A questo punto è un vero e proprio dato di fatto, non siamo dinanzi ad una mistificazione della realtà. Gli italiani sono giunti alla prova della sopravvivenza. Da formiche parsimoniose quali siamo stati per decenni, a cicale affamate in pochi mesi. Il perdurare della crisi economica ha messo a dura prova le famiglie italiane, sempre più impoverite, ma ha anche fatto attuare nuove strategie di difesa per andare avanti e tirare come si suol dire a 'campare'.

I dati socio-economici elaborati dal Censis parlano da soli: ben 2,5 milioni di famiglie, negli ultimi due anni, hanno venduto oro o altri oggetti preziosi con un trend che dovrebbe mantenersi costante per almeno tutto il 2013.

300 mila italiani hanno ceduto mobili ed opere d'arte. Le tredicesime quest’anno ancora più leggere, in nove casi su dieci saranno impiegate per pagare mutui, assicurazioni e Imu; più di 8 famiglie su 10 (l'85%) ha tagliato sprechi ed eccessi nei consumi (soprattutto per abbigliamento, tempo libero e trasporti) e il 73% è andato alla ricerca spasmodica di offerte e alimenti poco costosi.

E tra le tattiche di sopravvivenza, c'è anche l'orto 'fai da te', con 2,7 milioni di italiani che hanno scelto di coltivare ortaggi e verdura, e la drastica riduzione degli spostamenti in auto e scooter per far fronte al caro-benzina con il conseguente boom delle biciclette, più di 3,5 milioni vendute in un biennio.

E tra le strategie di sopravvivenza c'è anche la messa in circuito del patrimonio immobiliare posseduto: le famiglie affittano alloggi non utilizzati o trasformano il proprio in un piccolo bed&breakfast (nelle grandi città, con oltre 250.000abitanti, il fenomeno interessa il 2,5% delle famiglie). Sono poi 11 milioni gli italiani che si preparano regolarmente cibi in casa, come pane, conserve e gelati.

Inoltre, il 63% degli italiani ha ridotto gli spostamenti con i propri mezzi di trasporto per risparmiare sul carburante: nel periodo gennaio-settembre 2012 il mercato dell'auto ha registrato il 25% di immatricolazioni in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il trend negativo dei consumi e delle spese degli italiani, dovrebbe calare, secondo alcune previsioni economiche a partire dal secondo semestre del 2013.

Ma certamente il sentimento di sfiducia,  pessimismo e rabbia che attanaglia la stragrande maggioranza degli italiani, non è un buon viatico alla voglia di ripresa e a segnali positivi che ci si attende.

La grande incertezza che domina sui mercati finanziari e sul ristagno economico globale e l’assenza di decisioni e programmi politici interni che diano linfa concreta alla nostra crescita e non solo interventi correttivi di spesa, non fanno presagire nulla di buono nel breve termine. E’ difficile pensare ad una ripresa economica mentre aumentano i disoccupati, le aziende non hanno alcun incentivo ad assumere e anzi soffrono asfitticamente per la pesante pressione fiscale che grava su di loro.

In che modo possono riprendere i consumi, laddove si sta verificando un forte impoverimento anche di quella classe media che in passato era stata al riparo da altre ondate, seppur più contenute, di crisi economica?

Il decreto legge sulla stabilità dei conti del Paese avrà sicuramente la sua importanza, ma affronta solo un lato della crisi. Sono ormai diventati vitali e indifferibili quei provvedimenti che servono da subito a creare nuovi posti di lavoro, a garantire un welfare più equo e efficiente a tutela dei ceti più deboli, a tartassare meno i bilanci delle imprese e a dare più potere d’acquisto ai consumatori. Altrimenti tutto l’apparato economico finisce per collassare definitivamente e con esso l’ultima cosa che normalmente muore, la speranza.