Una tra le tante piaghe che affliggono l’Italia è quella degli appalti pubblici truccati. Cosa che non è mai stata affrontata dai governi della Repubblica con le dovute accortezze, in modo tale da rendere impossibile il meccanismo messo in opera da chi ha le mani in pasta nel settore degli appalti pubblici.  

In sessantasette anni di repubblica, sono andati spesi per la realizzazione di alcune opere più del doppio dei denari necessari. Con tutte le conseguenze contingenti che le manipolazioni hanno creato. Spesso, il meccanismo, inceppandosi, ha prodotto e produce tuttora la cosiddetta incompiuta.

  

Ci sono tanti metodi per truccare un appalto pubblico. Alcuni complessi, altri meno. Tutto dipende dall’obiettivo che l’associazione per delinquere vuole raggiungere: A volte, soltanto un “presentino”, oppure lauti guadagni illeciti. Il sistema più complesso, ma anche più redditizio è messo in atto da una “organizzazione” c.d. mista: pubblica-privata. Ovvero, da funzionari pubblici lestofanti e dall’impresa privata compiacente.       

L’inizio della manipolazione ha origine all’interno dell’Ente pubblico (Ministero, Regione, Provincia, Comune, ecc.) che deve aggiudicare l’appalto per l’opera da realizzare.

La complicità dei funzionari del settore pubblico è imprescindibile, in quanto tutto ha inizio con la perizia di stima o computo metrico che, gli addetti ai lavori devono ovviamente redigere prima d’iniziare la procedura di appalto.

I principali attori, dipendenti dell’ente appaltante e impegnati nella manipolazione, sono sostanzialmente tre: il progettista, il direttore dei lavori e il collaudatore. Legati tra di loro dalla comune indole truffaldina e dal grande interesse per il denaro. Naturalmente, per raggiungere lo scopo è necessaria sempre la quarta persona, cioè, l’appaltatore compiacente, esecutore dei lavori.

Quattro soggetti, abilissimi nella manipolazione degli appalti pubblici, dotati di grande capacità delinquenziale, sempre disponibili e cortesi con tutti, praticamente insospettabili.

Il teorema delittuoso, come accennato prima, ha inizio con la stima del costo dell’opera (perizia estimativa o computo metrico), è gonfiata di parecchio, rispetto al costo reale dell’opera da realizzare.

In alcuni casi la perizia lievita anche del 400%.

Ovviamente, soltanto l’impresa complice è a conoscenza del fatto e, quindi, parteciperà all’appalto, facendo un ribasso tale da spiazzare tutti gli altri partecipanti. Aggiudicandosi, ovviamente senza problemi, l’appalto.

Il seguito dell’operazione è molto facile e non comporta nessun rischio. I lavori sono contabilizzati (con la collaborazione di tutti i soggetti immischiati nell’affare) nella misura prevista dalla “falsa perizia” e il gioco è fatto. Realizzata l’opera, a collaudo avvenuto, l’impresa divide gli utili extra, illecitamente prodotti, a tutti i componenti immischiati nell’affare.  

La seconda formula prevede una regolare e giusta stima dei lavori che, con la complicità di tutta l’organizzazione a delinquere (composta come nel primo caso), non saranno mai eseguiti a regola d’arte, utilizzando oltretutto materiali scadenti.

Così facendo, l’impresa compiacente farà sempre un ribasso tale da spiazzare gli altri concorrenti partecipanti alla gara d’appalto. Aggiudicandosi così, senza problemi, i lavori. In questo caso, spesso l’imbroglio si scopre e la truffa non va a buon fine. L’organizzazione viene denunciata, ma l’opera rimarrà incompiuta.