La Spagna si riprende. Secondol'Istituto nazionale di Statistica, l'INE, il PIL spagnolo, è aumentatodello 0,3 % nell'ultimo trimestre del 2013. Il segnale èincoraggiante e conferma la tendenza, già registrata nel corsodell'anno scorso, quando nel trimestre precedente l'economia ibericaera cresciuta dello 0,1%.

Un moderato ottimismo

Si tratta ovviamente di segnali deboliche inducono all'ottimismo per i mesi futuri. Dopo ben 9 trimestriconsecutivi con un tasso di crescita negativo, la Spagna sembra averinanellato ben due risultati positivi e consecutivi.

In realtàinfatti, più che ricominciare a crescere l'economia spagnola sembrafrenare la sua caduta. Se, infatti nel 2012 il PIL era in calo del1,6%, il 2013, nel suo complesso, segna una caduta del'1,2%. Ma negliultimi sei mesi, come detto, si rivela un'incoraggiante inversione ditendenza.

I segnali non riguardano solo lacrescita del prodotto interno lordo. Il decifit pubblico spagnolo, anovembre scorso, era attestato al 5,44% del PIL, a circa un puntopercentuale da quel 6,5 % fissato come obiettivo per il 2013. Il datoad un analisi più approfondita rivela che il deficit delle comunitàautonome si è attestato all'1,26% del PIL nazionale, sfiorando dipoco l'obiettivo dell'1,3%. Lo Stato centrale appare più indifficoltà, ma nel complesso, il rapporto deficit/PIL sembraavvicinarsi sempre di più a livelli di sicurezza.

La ricetta spagnola

La cura Rajoy pare funzionare: la disoccupazione è calata di oltre unpunto percentuale e, grazie alla creazione di 135mila posti dilavoro, fa registrare un 26% tutt'altro che disprezzabile. A tiraresoprattutto la parte più ricca del Paese, la Catalogna, le Baleari ela regione di Valencia. Ma il vero segreto della ricetta spagnola èstata la riforma del lavoro che ha reso più oneroso il licenziamentoe più agevole le assunzioni per le aziende con meno di 250dipendenti sgravandole di buona parte degli oneri fiscali.