A quanto pare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan stanno valutando la possibilità di trasferire il TFR (al 50%) nella busta paga dei lavoratori. Ancora uno spot da annunciate del Governo o verità?



Intanto vediamo cosa cambia per lavoratori e imprese se la proposta di Renzi dovesse concretizzarsi. Naturalmente la prima conseguenza, peraltro abbastanza ovvia, è che in busta paga un dipendente troverebbe un aumento della retribuzione del 3,5% circa, denaro cash immediato e che dovrebbe essere un'ulteriore spinta per rilanciare i consumi, anche se si pensava che così potesse essere anche con gli 80 euro del bonus Irpef tanto voluto dal premier Renzi.

Chi ci rimetterebbe e chi ci guadagnerebbe con questa misura?



Le imprese non sarebbero contente se questa proposta del Governo Renzi si trasformasse in legge. Infatti il TFR viene usato da esse anche come fondo per autofinanziarsi, se invece dovesse essere accantonato mensilmente o annualmente per versarlo in busta paga al 50%, ci potrebbero essere per le aziende problemi di liquidità.



Il vantaggio di ricevere in busta paga il TFR da parte dei lavoratori dipendenti è solo apparenza, a guardare l'altra faccia della medaglia poichè ci sarebbe anche un importante contro. Infatti questa entrata superiore sarebbe tassata allo stesso modo con il resto del reddito e a conti fatti, dunque, alla lunga non converrebbe nè ai lavoratori e nè alle imprese.





Ma chi ci guadagnerebbe da questa eventuale misura? Lo Stato certamente, maggiore tassazione, maggiore incasso, Ancora una volta le categorie danneggiate sarebbero lavoratori e imprese. Ma questo scenario lo hanno già percepito imprese e sindacati che si sono già opposti alla proposta di Renzi.



Attualmente il TFR è disciplinato in maniera molto complessa e varia in base al fatto che sia stato maturato prima o dopo l'anno 2000.

Comunque la cosa che resta invariata da sempre è che l'impresa accantona mensilmente per il dipendente la retribuzione annua divisa per 13,5. Questo accontamento viene poi rivalutato ogni anno dell'1,5% a cui si va a sommare il 75% dell'inflazione. La quota capitale accantonata sarà tassata solo al momento della liquidazione (o con il pensionamento, o in caso di licenziamento o in caso di dimissioni) in una unica soluzione, mentre la rivalutazione sarà tassata annualmente dell'11%.

In caso di richiesta di acconto il TFR subirà una tassazione diversa, con un'aliquota pari ad una media di ciò che il dipendente ha versato nei 5 anni precedenti.