"Anche i grandi sanno sbagliare". L'economia tedesca, ormai vicina alla stagnazione, inizia a patire gli "effetti indesiderati" della sua stessa cura. Di qualche ora fa infatti i dati che confermano un calo nella produzione industriale tedesca, da luglio ad oggi ,pari a circa 4 punti percentuali, il più grande dal febbraio 2009, mese in cui la crisi finanziaria globale ha colpito le industrie europee, superando le aspettative degli stessi economisti ferme all'1,5%. I dati confermano quindi le preoccupazioni dei mercati ed indicano un calo netto nelle esportazioni tedesche, a causa degli sconvolgimenti geopolitici in corso, soprattutto sul versante ucraino, e del rallentamento dell'economia cinese.
I dati avvalorati da un aumento della disoccupazione e dalla chiusura di diversi impianti non creano di certo prospettive rosee per il futuro. Le stesse previsioni degli economisti perdono valore e i rischi di recessione aumentano. Nel terzo trimestre infatti, il calo del prodotto interno lordo potrebbe certamente superare i dati di giugno fermi al - 0,2%. Secondo Carsten Brzeski, della ING bank, un mercato del lavoro forte ed un consumo interno robusto dovrebbero "almeno in parte" compensare il calo della produzione industriale. "Se questo sarà sufficiente ad evitare una recessione tecnica, cioè un'altra contrazione nel terzo trimestre, con i dati sulla produzione industriale, oggi è troppo presto per dirlo".
L'Euro, già drasticamente diminuito nel corso dell'estate, soltanto martedì ha registrato un calo dello 0,3% nei confronti del dollaro. L'EUROFIST 300 è sceso dello 0,7% e gli investitori registrano un forte calo dell'attività economica nell'ultimo trimestre. Il rendimento dei bund è sceso allo 0,90 per cento, avvicinandosi ai minimi storici.
Come afferma il Ministero dell'Economia, ""La produzione industriale sta attraversando una fase di debolezza ma il declino attuale è aggravata dagli effetti dello stop estivo. Quindi, probabilmente i dati riguardanti la produzione industriale nel terzo trimestre non saranno rincuoranti". In agosto la produzione industriale è stato duramente colpita da un calo dell'8,8 per cento in beni di investimento, come ad esempio macchinari.
Questo mette in evidenza le preoccupazioni dei tedeschi circa le prospettive future - e le preoccupazioni circa la scarsità persistente degli investimenti. Questi dati di prolungata stagnazione sembrano avvalorare le tesi secondo cui una ripresa della crescita potrebbe aversi soltanto mediante un intervento efficace di politica economica: o grazie ad una promozione degli investimenti ed un miglioramento delle condizioni per gli imprenditori come sostiene l'ala liberale e conservatrice con a capo il blocco CDU/CSU capitanato dalla Merkel, o per via di un aumento degli investimenti pubblici come il versante sinistro della coalizione dei social-democratici sostiene. Nonostante questo, secondo Andreas Rees, economista tedesco di UniCredit, i dati della produzione industriale in calo non dovrebbero provocare "nessun motivo di panico".
"In larga misura, battuta d'arresto di oggi è un "guasto tecnico" che non è stato accompagnato da un improvviso peggioramento dei fondamentali. Questo è reso più visibile dal calo massiccio nel settore auto". Parlare di recessione sembra naturalmente affrettato, certo è vero che un ammorbidimento delle politiche tedesche nell'intenzione di dare respiro ad un'economia interna lacerata sarebbe di certo importante in vista di una rivisitazione dei vincoli europei imposti alla finanza pubblica e costituirebbe un precedente importante che altri paesi europei, in condizioni assai peggiori, potrebbero seguire.