Il prezzo del petrolio è ai minimi storici dal mese di giugno 2010, il Brent segna 74,36 ed il Wti segna 70,87 dollari al barile, nonostante un calo così significativo, l'Opec ha deciso di non ridurre la produzione del greggio e mantenere i 30 milioni di barili giornalieri. Il drastico calo, è stato provocato evidentemente per la paura dei rallentamenti della crescita globale e da un sensibile aumento della produzione in America; a Piazza affari i titoli petroliferi, hanno avuto una una flessione pari al 2,7% e la stessa cosa capiterà per il prezzo dei carburanti alla colonnina (almeno si spera).
Tra i 12 Paesi produttori, l'Arabia Saudita è stato il primo Stato a non voler abbassare la produzione petrolifera, stesso discorso vale anche per l'Iran che ha espresso la volontà di aumentare la produzione insieme alla Libia ed al Qatar. Di parere contrario invece era il Venezuela che mirava ad una drastica riduzione già quando il prezzo era salito a 100 dollari al barile. Il Ministro saudita Ali Al Naimi aveva espresso un parere personale sul prezzo dell'oro nero, asserendo che 'il mercato del petrolio finirà per stabilizzarsi da solo'. In definitiva, esiste molto ottimismo tra i Paesi interessati, sia a livello di produzione, che per quanto concerne il valore del singolo barile. Si tratta di un settore che economicamente subisce degli alti e bassi, ma alla fine non ci rimette mai nessuno, in quanto si tratta di una risorsa ancora indispensabile a livello mondiale.
Le ripercussioni
In condizioni normali, in Italia si dovrebbe registrare un ulteriore calo del prezzo relativo ai carburanti al distributore, ma sicuramente è un effetto che si noterà alla distanza e statisticamente dovrebbe trattarsi di un effetto abbastanza significativo in quanto nell'ultimo periodo il costo del barile è sceso da 100 dollari, fino ad arrivare agli attuali 70, perdendo circa il 30% del costo totale. Ora è da verificare quanto inciderà il forte calo del greggio, sul prezzo finale al consumatore.