Atene ha presentato un documento di sole 3 pagine sugli obiettivi di bilancio, nel quale sono contenute delle controproposte rispetto al progetto avanzato dalla ex troika. In pratica il governo ellenico ha confermato la propria impostazione di fondo, tendente ad un congelamento del debito residuo ed una rinegoziazione di tempi e condizioni. Più nel dettaglio, i greci chiedono di convertire i bond acquistati dalla Bce con il programma Smp (stabilità monetaria) in bond con scadenze più lunghe da trasferire al Fondo europeo di stabilità (Esm), noto come fondo salva Stati.

L'idea greca è quella di usare i fondi del fondo europeo di stabilità (Esm) per versare alla Bce 6,7 miliardi di euro tra luglio ed agosto per i titoli in scadenza per quei mesi. I creditori sarebbero disposti ad estendere l'attuale programma in scadenza il 30 giugno sino a marzo 2016 con un finanziamento di quasi 11 miliardi a fronte tuttavia dell'accettazione, da parte del governo Tsipras, delle misure di austerità già richieste e che Tsipras ed i suoi hanno più volte, anche da ultimo, dichiarato di non poter e voler sottoscrivere (tagli di pensioni e stipendi pubblici, privatizzazioni indiscriminate etc.).

Le diverse posizioni dei creditori

I falchi del cancellierato tedesco, in primis il ministro delle finanze Schaeuble, chiedono di concludere in fretta con la Grecia confermando le misure di austerità proposte.

Prendere o lasciare, insomma, anche sul presupposto che un Grexit sarebbe quasi auspicabile e comunque scarsamente dannoso per l'Europa, visto che l'economia in Europa ed in Germania sembra riprendersi, grazie anche al Qe lanciato da Draghi. Francia e Commissione Ue sarebbero invece più disponibili e dunque vorrebbero far di tutto per conservare la Grecia nell'euro e nell'Unione, senza però grandi concessioni.

Da parte ellenica, invece, si adotta ormai da sempre una tattica dilatoria, per prendere tempo non tanto per il difficilissimo reperimento delle risorse finanziarie, ma per fiaccare la resistenza delle controparti ed indurle così a più miti consigli. Come da teorema Varoufakis, i greci continuano a puntare ad un congelamento, quanto meno parziale, dei debiti contratti e ad una rinegoziazione, che li renda in qualche modo più sopportabili, senza pregiudicare gli impegni fondamentali assunti con il popolo greco prima e dopo le elezioni.

In particolare, il ministro delle finanze punta a far pervenire maggiori capitali destinati ad investimenti in Grecia, in particolare di fonte Bei, per far piano piano riprendere l'economia domestica, migliorando e rendendo nel contempo più equo il regime fiscale.

La via Varoufakis

Alcuni esperti ritengono la via Varoufakis quella più praticabile, anche se più lunga, nell'interesse di tutti. D'altronde è risaputo che il debito greco, per le sue dimensioni, non potrà mai essere ripagato del tutto. La riproposizione di politiche di austerità, pertanto, non farebbe altro che aggravare la situazione dei conti greci e rendere alquanto improbabile una crescita dell'economia la sola, oltre all'equità fiscale e sociale, a poter salvare la Grecia, i suoi creditori e la comunità internazionale.