Salario minimo in Canton Ticino? Lunedì 15 giugno 2015 è passato il Referendum popolare sugli stipendi minimi. La maggioranza dell'elettorato della regione (57,4%) si è espressa a favore del provvedimento tanto discusso, lanciando così un importante segnale politico contro il dumping salariale che affligge tanti lavoratori della zona. Come leggiamo da "Il Fatto Quotidiano" è stato chiesto uno stipendio minimo di 3mila euro netti al mese in busta paga, ma, per rendere effettiva questa proposta, bisognerà aspettare il suo inserimento nella Costituzione cantonale.
Quanto tempo servirà allora? Prima di rispondere a questa domanda cerchiamo di capire le ragioni di questo Referendum e come mai nella regione è tanto sentito.
Canton Ticino e dumping salariale: chi lavora in Svizzera ha stipendi d'oro? Sì, ma non se è frontaliero
Il Canton Ticino è il cantone più meridionale della Svizzera e confina con Lombardia e Piemonte. Questa sua vicinanza al Bel Paese fa sì che molti italiani che abitano in province limitrofe al confine svizzero (Como, Verbania, Lecco, Sondrio, ma anche Milano, ad esempio) cerchino e trovino lavoro in Svizzera, attirati dai salari medi della regione molto più alti rispetto ai corrispettivi italiani. Questi lavoratori sono chiamati "frontalieri".
Non facciamoci però ingannare da quanto affermato in precedenza, perché salari che a noi italiani sembrano alti, i nostri colleghi svizzeri non li considerano nemmeno dignitosi. Se lo stipendio minimo richiesto dal Referendum è di 3000 euro, ci tengo a sottolineare, netti, gli stessi 3000 euro per un italiano sono un sogno (più di due stipendi!).
Cosa succede quindi a questi frontalieri? Navigano nell'oro sì o no? Se tutte le aziende per cui lavorano fossero svizzere potremmo dire "Sì, come sono fortunati!", ma, purtroppo, molte aziende straniere (e italiane soprattutto) diciamo che sotto questo punto di vista "si comportano male". La pratica attuata dalle aziende estere è infatti di assumere dipendenti frontalieri sottopagandoli e, addirittura, non garantendo loro condizioni lavorative dignitose.
Questo dà vita a quello che viene definito "dumping" sociale e salariale, che tradotto significa: mancato rispetto delle condizioni lavorative e salariali dei lavoratori.
In Ticino un pizzaiolo che lavora in una pizzeria svizzera, può guadagnare di più di un frontaliere milanese che lavora per una startup italiana tecnologica che si è spostata in Svizzera solo per godere della massima flessibilità contrattuale (il datore di lavoro può licenziare in qualsiasi momento) e dell'atteggiamento libertino nei confronti delle regole sulla privacy web. Ovviamente questa diversità di condizioni non penalizza solamente i frontalieri, ma tutti gli altri lavoratori della regione che subiscono "concorrenza sleale" degli italiani "extracomunitari".
Per approfondire questo aspetto vi invito a leggere un bell'articolo apparso su Repubblica.it il cui titolo, a mio parere, è già esaustivo: "Nel Canton Ticino la guerra dei 'padroncini'. Gli italiani ci rubano il lavoro".
Stipendio minimo in Canton Ticino, quando?
Dopo il voto popolare ora è il governo federale che dovrà concretizzare l'esito referendario, ma quanto tempo passerà ancora? Incuriosita ho inviato una mail al sindacato Unia rivolgendo loro questa domanda. La risposta che ho ricevuto è stata questa: "il referendum dovrà essere tradotto in legge e successivamente applicato ma visto la nebulosità della sua enunciazione trascorreranno sicuramente diversi mesi (leggasi anni) prima di essere realizzato. Oltretutto i minimi previsti non risolverebbero le conseguenze delle dinamiche attualmente in atto nel mondo economico ticinese".