Il caso Volkswagen, al di la delle considerazioni tecniche che costituiscono l'argomento di dibattito politico ed industriale di questi giorni, riporta prepotentemente all'attenzione del grande pubblico la responsabilità sociale d'impresa che, quando tradita, può produrre danni rilevanti alle comunità, locali o globali che siano. Non è purtroppo un caso isolato, poiché in un passato più o meno recente si sono avuti clamorosi casi di comportamenti imprenditoriali assolutamente non conciliabili con la responsabilità sociale d'impresa. Va comunque segnalato che esperti del settore hanno fatto immediatamente notare come non fosse assolutamente una novità il fatto che l'industria automobilistica usasse già da tempo una serie di trucchi per falsare i test anti inquinamento.

Cosa s'intende per responsabilità sociale dell'impresa e delle organizzazioni

La responsabilità sociale d'impresa, secondo la Comunicazione UE n. 681 del 2011, si riferisce agli impatti che le imprese hanno sulla società; più in dettaglio significa che le imprese dovrebbero operare in modo da soddisfare le aspettative economiche degli investitori rispettando, nello stesso tempo, le esigenze della comunità locale di riferimento. La responsabilità sociale d'impresa si esplica con la messa in pratica di diversi principi quali, ad esempio, l'uso consapevole delle risorse ambientali, la capacità di valorizzare le risorse umane, la trasparenza dei comportamenti, il rispetto delle leggi in modo volontario ecc.

Questi principi sono stati spesso calpestati provocando danni economici e fisici alle comunità coinvolte.

Casi in cui non si sono rispettati i principi alla base della responsabilità sociale d'impresa

Vorrei ricordare, non in ordine temporale, alcuni dei casi più clamorosi di comportamenti imprenditoriali adottati in spregio alla responsabilità sociale d'impresa.

La Eternit e la Fibronit, benché gli effetti altamente nocivi dell'amianto fossero noti sin dagli anni 60, continuarono a produrre manufatti sino al 1986, mantenendo operai e popolazione nella più totale ignoranza sui pericoli provocati dall'inalazione delle fibre di amianto; è impressionante il numero dei morti accertati nelle aree dove operavano le aziende, a causa di tumori ai polmoni o di asbestosi.

E' noto il caso dell'Ilva di Taranto alla cui proprietà è stato contestata l’accusa di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.

Sette operai rimasero uccisi nel rogo alla Tyssenkrupp e i sei manager coinvolti nel processo sono stati riconosciuti colpevoli di cooperazione colposa; i giudici hanno accertato che l’adozione di tutte le cautele doverose, primarie e secondarie, avrebbe certamente evitato il drammatico esito.

La Exxon avrebbe per anni falsificato i dati scientifici per ottenere vantaggi economici; la grande compagnia petrolifera americana avrebbe indebitamente influito sugli studi relativi al cambiamento climatico e all'innalzamento della temperatura del globo, per poter sfruttare i giacimenti petroliferi nell'Artico.

Cosa dire, infine, delle banche che per anni hanno venduto derivati spazzatura a singoli cittadini e ad enti pubblici, iniziativa questa considerata dalla magistratura una vera e propria truffa, che ha provocato notevoli danni economici agli interessati. Il caso Volswagen è quindi in buona compagnia.