Lotta incessante all’evasione fiscale, questo il concetto che tre anni fa portò i legislatori ad inventare il redditometro. Questo è uno strumento che grazie ai controlli incrociati, possibili grazie alle varie banche dati che sono consultabili dagli ispettori del fisco, possono far uscire allo scoperto possibili evasori fiscali. In questi giorni è stato pubblicato un nuovo Decreto Legge che ne modifica parzialmente i criteri di calcolo e soprattutto, aggiorna la lista delle spese sostenute dalle famiglie che rientrano tra quelle controllabili.
Cosa cambia rispetto all’anno scorso?
Iniziamo da cosa non è cambiato, cioè la percentuale di anomalia che farebbe scattare i controlli. Questa resta al 20%, cioè sforare questa percentuale tra redditi dichiarati e spese sostenute durante l’anno fa scattare subito il campanello di allarme di un probabile evasore. Le spese medie sostenute dalle famiglie italiane secondo i dati dell’Istituto di statistica ufficiale, l’ISTAT, non saranno più prese in considerazione dall’Agenzia delle Entrate. Possono essere controllati tutti i contribuenti a partire dall’anno di imposta 2011. Lo strumento anti evasione per eccellenza quindi ha avuto il suo restyling e può essere utilizzato dall’amministrazione finanziaria contro persone fisiche ma anche ditte individuali.
Cosa possono far scattare i controlli?
In origine si consideravano le spese per immobili, automobili, assicurazioni, investimenti e spese di rilievo come donazioni, acquisto di oggetti d’arte, oro e preziosi in genere. Probabilmente restando queste le spese, il redditometro aveva una certa correttezza, almeno sociale. Con il nuovo decreto che, ripetiamo, è in vigore dal 25 settembre perché pubblicato in Gazzetta Ufficiale n° 223, si aggiungono altre voci di spesa ed alcune non sono di lusso.
Entrano tra le 100 voci di cui consta il redditometro, anche le spese per la PayTV, quelle per i centri benessere e le cure termali. Altre voci comuni sono le spese per gli asili nido, quelle per gli animali ed il tempo libero. Il decreto ha diviso le spese in due elenchi, uno per gli investimenti ed uno per le normali spese di consumo. La crisi è crisi, ma con tutti questi controlli, probabilmente, anche chi ha qualcosina da spendere evita di farlo, e l’economia si ferma.